Home Economia e lavoro La Svimez premia la strategia dell’Autorità portuale. La Puglia nel 2023 andrà in recessione
La Svimez premia la strategia dell’Autorità portuale. La Puglia nel 2023 andrà in recessione
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La Svimez premia la strategia dell’Autorità portuale. La Puglia nel 2023 andrà in recessione

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La Svimez conferma la bontà della linea strategica di sviluppo adottata in questi anni dall’Autorità portuale.

Nel rapporto, infatti, si legge che “molti porti europei sono importanti poli energetici e industriali. Un ruolo, questo, svolto sia come fornitori di energia pulita alle navi (per la navigazione e durante l’ormeggio), sia come punti di importazione per l’energia pulita da utilizzare a monte (GNL, idrogeno, ecc.) o attraverso la produzione di energia al loro interno. Le attività industriali possono avvenire anche all’interno o in prossimità alle aree portuali, favorite dalla facilità di accesso alle risorse o come punti di sosta nella catena di fornitura (ad esempio, l’assemblaggio e/o la produzione di impianti eolici off shore)”.

La Svimez spiega inoltre che “i porti del futuro saranno non più solo luoghi di transito di merci e passeggeri, ma sistemi complessi, con forte vocazione energetica e industriale. A beneficiarne potranno essere, in particolare, i porti del Mezzogiorno, soprattutto quelli dotati di maggiore flessibilità operativa e prossimi ad aree industriali dismesse. In questo scenario si inseriscono le ZES, che hanno speranza di successo solo se realizzate insieme ai sistemi portuali e se prevalentemente orientate alla localizzazione di imprese delle filiere dell’economia del mare e delle altre più sviluppate nel Mezzogiorno.

La realizzazione di servizi marittimi costieri multi-porto ad alta frequenza, lungo i corridoi tirrenico e adriatico-ionico, dovrebbe connettere una rete di centri logistici portuali di produzione, stoccaggio, distribuzione e rifornimento di veicoli stradali e navi, con depositi di piccola scala di GNL (gas naturale liquefatto), bio-GNL, e-fuel, idrogeno verde, ecc., da localizzarsi nei principali porti dotati di ZES-TE. Sarebbe auspicabile l’implementazione di un sistema di regolazione e incentivazione integrata di servizi e infrastrutture destinato in primis all’autotrasporto (flotte di motrici alimentate con combustibili a basse emissioni di CO2 basate nei terminal Ro-Ro, Con-Ro e Container), per favorire la transizione ecologica dal modo stradale al combinato strada-mare e conseguire importanti risultati di abbattimento delle emissioni climalteranti e delle esternalità negative entro il 2030. Ricorrendo ai servizi offerti dall’industria armatoriale di linee regolari Ro-Ro, Ro-Pax e Con-Ro, da potenziare nei collegamenti tra porti della penisola ad alta frequenza, si potrebbe realizzare una rete multi hub and spoke per le medie e lunghe distanze, con uso di combustibili a basse emissioni di gas serra disponibili a costi contenuti (biometano e metano sintetico), che può essere considerata come modello ottimale (veicoli che gravitano attorno a una base logistica principale) di transizione in assenza di un’infrastruttura di accesso diffuso a elettricità o altri vettori energetici alternativi non fossili. Si tratta d’interventi di sistema che coinvolgono imprese dell’energia, dei trasporti, porti, terminal, infrastrutture per l’accessibilità stradale e ferroviaria, da «idoneizzare » al trasporto intermodale e al combinato marittimo e terrestre”.

Infine, spazio ai rigassificatori: “In tale prospettiva, nei porti e/o nelle aree retroportuali del Mezzogiorno, specie alla luce della crisi energetica in corso, sfruttando i vantaggi localizzativi recentemente potenziati delle ZES compatibilmente con la regolamentazione europea dei settori produttivi ammissibili, si potrebbero anche localizzare dei rigassificatori di media scala su navi metaniere (rigassificatori galleggianti in porto o off shore) da installare in fase transitoria di passaggio ai combustibili non fossili e alla produzione elettrica, rafforzando la logistica marittima italiana del metano liquefatto (LNG) per ridurre la dipendenza dal gas importato dalla Russia per l’Italia e l’Europa”.

Amen.

Dal rapporto si apprende poi che la Puglia sarà nel 2023 la terza regione d’Italia con il peggior PIL (-0,5%). Un dato che, assieme alla incredibile percentuale del 34,3% di lavoro con bassa paga e alle grandi carenze infrastrutturali, contribuisce a comporre un quadro piuttosto sconfortante.