Per il porto di Brindisi e il Mezzogiorno c’è un futuro. Occorre prendercelo con gli uomini giusti
BRINDISI – C’è un passaggio illuminante e ben augurante di Orcel, a.d. di Unicredit, che merita di essere condiviso per guardare al futuro con un pizzico di ottimismo e cognizione di causa: “Finora abbiamo avuto un sistema infrastrutturale di fornitura dell’energia che va da Nord verso Sud, ma inevitabilmente cambierà. L’energia verrà da Sud verso Nord. E chi dovrà costruire porti, infrastrutture? Saranno l’Italia, la Grecia e altri paesi del Sud Europa. Sarà una grande occasione”.
Occorre dire che il porto di Brindisi pare stia riacquistando già una certa centralità nelle autostrade del mare (il trasferimento di una gran bella nave di Grimaldi, la Europa Palace, da Ancona a Brindisi è un segnale da cogliere) e nei corridoi logistici, proprio come aveva immaginato l’Autorità portuale del Mar Adriatico Meridionale, che – non a caso – nel 2018 firmò un accordo con l’Autorità portuale del Tirreno Centrale per alimentare un corridoio intermodale che dalla Turchia arriva fino in Spagna passando per la Grecia ed i Balcani, e che quindi vede Adriatico e Tirreno come “land bridge” per i traffici commerciali ( https://www.uniontrasporti.it/2018/08/31/porti-nasce-il-corridoio-intermodale-fra-puglia-e-lazio/ ).
Ma riallacciandosi alle parole di Orcel, nel futuro prossimo il porto di Brindisi potrebbe risultare strategico soprattutto come hub energetico. Occorre avere visione e anticipare i tempi, facendosi trovare pronti a livello infrastrutturale. Personalità come Orcel, Patroni Griffi lo hanno capito. Chi è al Comune, non essendo un addetto ai lavori, non lo ha compreso. Nessuno è tuttologo, per carità. Ma l’umiltà fa la differenza. E questa Amministrazione ne ha avuta pochissima. Bisogna correre per farci trovare pronti. Serve una guida diversa della città. Non si parla di politici ma di politiche. Perché a costruire si fa una gran fatica, a distruggere non ci vuole niente. E si costruisce più velocemente ed efficacemente se tutti mettono i mattoni dove è necessario. Dove lo indica l’ingegnere capo, che per legge è l’Autorità portuale, non il dirigente comunale, l’assessore o il sindaco.