Intervista – Amati su Zes ed Asi: “Mi pare che il Pptr venga usato come arma di distruzione degli investimenti. I soci dell’Asi vogliono continuare a guardare le chances che perdiamo?”
BRINDISI – Il ruolo delle Asi continua a far discutere. Qualche mese addietro si ricorderà il dibattito in Regione circa la necessità di riformarle. Poi, come spesso accade, dopo tanto parlare l’argomento è stato espunto dall’agenda di governo. Probabilmente sono troppi gli interessi in ballo, è troppo grande il rischio di incidere sui già precari equilibri di gestione del potere politico. Ma il problema del funzionamento delle Asi resta. Lo ha rilevato in passato il presidente della commissione regionale Bilancio e Programmazione, Fabiano Amati, denunciando pratiche della precedente gestione dell’Asi di Brindisi da lui ritenute poco ortodosse. Il consigliere regionale è tornato nelle scorse ore sull’argomento, lamentando la perdita di finanziamenti per euro 9.702.858,88 del Fsc 2014-2020, di cui: completamento della viabilità a servizio dell’agglomerato industriale di Ostuni per euro 1.038.850,10; interventi per la ristrutturazione ed ampliamento della fognatura pluviale nell’agglomerato industriale di Brindisi per euro 1.700.000; miglioramento del servizio di produzione e distribuzione Acqua industriale dall’invaso del Cillarese per euro 1.950.000; realizzazione del tronco di adduzione idrica, primo anello di distribuzione e parti della viabilità di PRT a servizio dell’agglomerato industriale di Fasano sud per euro 2.999.113,57; copertura con pannelli fotovoltaici di parte delle vasche di accumulo delle acque trattate dell’impianto di trattamento acque dell’invaso del Cillarese per euro 1.215.527,21. Stessa problematica ha riguardato l’Asi di Lecce, che ha perso euro 9.200.000.
Amati, perché sono stati persi quei fondi da parte dell’Asi di Brindisi?
«Quei progetti sono stati ammessi a finanziamento nel 2018 e dal 2018 ad oggi non è stato fatto niente, non hanno bandito la gara. Sostengono che a maggio 2022 avessero i progetti esecutivi però poi, ancora una volta, non è stata bandita la gara. Questo perché a giugno la Regione ha chiesto notizie in merito e l’Asi ha risposto: ‘Ah, a proposito, visto che ci avete chiesto notizie, qual è il prezziario che si applica?’. L’Asi focalizza l’attenzione sul periodo maggio-ottobre 2022, però non dà risposte su quello che è accaduto da fine 2018 fino a maggio 2022. Gliel’ho chiesto e l’unica cosa che mi hanno saputo rispondere è stata: ‘Ci sono stati il Covid, la guerra. E poi i pareri, la Soprintendenza’. Solite storie. A parte il fatto che il Covid, nel 2018 e 2019, non c’entrava niente. Ma poi, in fase di Covid, non si poteva progettare da casa?».
C’è possibilità di recuperare questi finanziamenti?
«Stiamo provando a capire se si possano rifinanziare quei progetti con il nuovo Fsc, questa è stata la comunicazione del direttore del Dipartimento. Bisognerebbe prendere provvedimenti sulle Asi, perché non si possono perdere soldi così. Bisognerebbe chiedere ai soci, ovvero ai sindaci di Brindisi, Francavilla, Fasano, alla struttura commissariale di Ostuni e al presidente della provincia: che intenzioni hanno?».
Quale deve essere il ruolo delle Asi, a suo avviso?
«Lo voglio chiedere io ai soci: che ruolo gli volete dare a queste Asi? Le vogliamo tenere lì e guardiamo le chances che perdiamo?».
La proposta regionale di modifica delle Asi che fine ha fatto?
«Non si è saputo più niente».
Nella sua visione, le Asi sono dei carrozzoni al pari dei consorzi di bonifica oppure potenzialmente potrebbero avere una utilità? E con quale formula?
«Non rispondo a questa domanda perché se dovessi farlo, sarebbero pronti a distogliere l’attenzione dalla perdita dei 9 milioni puntando la mia risposta. Chi perde sono i Comuni, le zone industriali».
A proposito del ruolo proattivo delle Asi, sull’insediamento di ACT Blade sono esplose le solite contraddizioni: ci si è attivati solo dopo che l’investimento è divenuto a rischio. Eppure risulta che da ACT Blade abbiano cercato una soluzione per mesi e solo dopo si siano rivolti all’ente portuale per una richiesta di concessione demaniale. Che idea si è fatto su questa vicenda?
«La solita idea delle cose di Brindisi (ride, ndr). Si parla assai e non si quaglia nulla. Quando qualcuno sta quagliando, c’è sempre qualche altro che dice: ‘No, non quagliare così, quaglia colì. Chiedo di nuovo ai soci dell’Asi: cosa pensano di questa situazione, tenuto conto che ACT Blade costruirà pale eoliche e abbiamo detto che noi siamo per la transizione ecologica?».
La fattispecie in questione risulta preoccupante per l’evoluzione della Zes di Brindisi, poiché il principio richiamato dal Comune di Brindisi secondo cui non si possono effettuare insediamenti produttivi entro 300 metri dal mare fungerebbe da ulteriore tappo all’auspicato sviluppo. Anche perché in altre città, come ad esempio Taranto, non risulta che il Comune abbia fino ad ora eccepito vincoli legati al Pptr su investimenti su demanio marittimo. Qual è la sua interpretazione?
«Mi pare infondata l’eccezione interpretativa del Comune di Brindisi sulla questione del Pptr e ho l’impressione che il Pptr, in molti casi, lo si usi come arma di distruzione degli investimenti».