Enel: tanto fumo, poco arrosto. Nel 2023 annunciati traffici di automotive e agri-food ma con la crisi tutto tace
BRINDISI – Tanto fumo, poco arrosto. Le risposte di Enel sulla sua presenza futura in città tardano ad arrivare e forse sarebbe il caso che qualcuno iniziasse a chiedere conto pubblicamente al colosso energetico. Lo ha fatto più volte l’onorevole D’Attis, senza mai ricevere risposte alle sue interrogazioni sul fantomatico Piano industriale della società.
Siamo rimasti alle effusioni del marzo scorso, quando il Consiglio comunale approvò quasi all’unanimità un ordine del giorno contenente una serie di punti programmatici sul futuro di Cerano e della zona franca doganale di Costa Morena e il direttore di Enel Italia, Nicola Lanzetta, plaudì all’iniziativa, raccogliendo a sua volta l’entusiasmo di Rossi.
Dovessimo basarci sui documenti ufficiali, però, ci sarebbe poco da rallegrarsi. Nessuno ha ancora compreso, infatti, in che modo si verrà fuori dall’era del carbone senza perdere centinaia e centinaia di posti di lavoro. Inoltre, quel poco che Enel ha promesso, tarda ad arrivare, o comunque ad essere annunciato e confermato pubblicamente.
Nel 2021, infatti, in fase di aggiornamento Aia per modifica non sostanziale, Enel scoprì le carte su tempi e modi di utilizzo delle aree della zona franca doganale di sua proprietà, che dovrebbe essere gestita da Enel Logistics. Il piano si divideva in due aree e in due fasi: la prima avrebbe dovuto essere attivata entro giugno 2023 mentre la seconda entro dicembre 2023.
“Le aree oggetto della presente modifica, facenti parte della ZFD, saranno impegnate – scriveva Enel – da attività di logistica integrata e idonee come da Regolamento UE 952/2013: ricezione di merci, stoccaggio e deposito, movimentazione merci ed eventuali attività di trasformazione e/o perfezionamento. In prima ipotesi, nella prima fase di sviluppo si prevede la gestione di flussi Ro-Ro, con particolare riferimento al settore automotive, di merci del settore agrifood (anche refrigerate, in containers e/o in colli) e materie prime e semilavorati”.
Dalla data indicata dalla multinazionale per l’avvio delle prime (comunque insoddisfacenti) attività ci dividono soli 8 mesi e il silenzio diventa sempre più assordante. Ovvio che il forte ritorno di fiamma per il carbone abbia cambiato i piani. Ma ciò non giustifica tempi così lunghi per la predisposizione del nuovo Piano industriale e per l’effettuazione degli interventi necessari per rendere operativa la Zfd.
A Palazzo di Città, probabilmente, avranno ricevuto rassicurazioni. Ma anche avessero dubbi, difficilmente li esporrebbero in piena campagna elettorale, dopo aver incensato in più occasioni Enel, fino al punto di chiedere che Edison facesse altrove il suo deposito perché lì, a Costa Morena, non bisognava disturbare chi voleva costruire un futuro roseo per la città. Speriamo davvero possa essere così e che la storia cambi presto.