Villa Castelli ha dato ieri l’ultimo saluto a Giusy Fumarola, l’ennesima giovane donna vittima di femminicidio. Mi stringo alla comunità, agli amici e ai parenti, ma un pensiero particolare voglio rivolgerlo ai figli resi orfani: a loro, tutta la classe politica che ha abitato il Parlamento dovrebbe delle scuse sincere.
Nuove norme repressive sono state scritte e approvate in questa legislatura (il codice rosso) ma la prevenzione poteva e doveva essere migliorata. È bene che si sappia che nei cassetti della commissione Giustizia del Senato, presieduta dal leghista Ostellari, giace il disegno di legge a firma anche delle ministre Cartabia e Lamorgese, il quale incideva normativamente tanto sulla prevenzione – intervenendo sui reati spia (stalking su tutti) e sull’ammonimento estendendone l’applicazione – quanto sulla possibilità di perseguire d’ufficio (quindi in assenza di denuncia-querela), quanto infine sul risarcimento alle vittime ed ai familiari. Ma le forze politiche hanno preferito litigare sul testo e menare il can per l’aia piuttosto che lavorare per approvarlo e migliorarlo. Risultato? La fine della legislatura senza che il testo normativo diventasse legge.
E se è vero che la campagna elettorale dilaga, il silenzio su questo tema è assordante.
Non si può tacere, non si deve tacere. Occorrono interventi immediati in tema di prevenzione, che erano stati individuati ma che, per colpa di una politica intenta solo a stracciarsi le vesti sui giornali, non ha voluto approvare. Basta guardare i resoconti dei lavori della commissione Giustizia del Senato a guida Lega.
A quelle norme devono aggiungersi forme di sostegno e di intervento, una rete di protezione che deve svilupparsi attorno alle vittime di reati spia e ai loro parenti perché vengano aiutate a denunciare e siano messe in sicurezza. Su questo c’è stato un corposo lavoro: con risorse stanziate e distribuite, infatti, vengono sostenute le associazioni e gli enti che si occupano di tutela alle vittime di reato.
Mi auguro, dunque, che il prossimo Parlamento sia più attento e non si limiti a messaggi di cordoglio ma lavori per approvare norme che incidano anche sulla prevenzione e non solo sulla repressione.
Anna Macina, sottosegretaria alla Giustizia e candidata al collegio plurinominale Camera per Impegno Civico