BRINDISI – I conti del Comune di Brindisi sono talmente in sicurezza che l’Amministrazione Rossi ha approvato in Consiglio comunale l’aumento dell’addizionale comunale Irpef ed ha introdotto un ulteriore balzello sulla tassa d’imbarco aeroportuale. Una misura, quest’ultima, che preoccupa fortemente le compagnie e il gestore dell’infrastruttura e che potrebbe rivelarsi deleteria per i traffici dell’aeroporto del Salento, il quale ha incentrato la sua crescita sulle compagnie low cost. All’inizio dell’anno Ryanair ha chiesto al governo di eliminare l’addizionale comunale fino al 2025 per tutti gli aeroporti italiani «dando in questo modo un importante impulso alla connettività aeroportuale regionale a vantaggio di milioni di consumatori italiani ed al tempo stesso a sostegno dell’occupazione e del turismo locale». Secondo Ryanair, infatti, gli aeroporti regionali risentono maggiormente dell’addizionale rispetto agli hub internazionali vista la loro necessità di essere maggiormente appetibili e generare flussi turistici, posti di lavoro e Pil. Il Comune di Brindisi, in netta controtendenza, aderisce all’opzione – resa possibile dal Dl Aiuti per i Comuni con un disavanzo di amministrazione pro-capite superiore ai 500 euro – di concordare con il governo una tassa d’imbarco comunale. Tale aggravio di costi potrebbe indurre le compagnie a fare scelte differenti ed a puntare su altri scali che offrono condizioni economiche migliori (vedi Bari). Per tali ragioni ci chiediamo se non fosse stato il caso di valutare adeguatamente, assieme ad Aeroporti di Puglia, l’opportunità di introdurre questa sovrattassa che, se da una parte darebbe ossigeno alle casse comunali, dall’altra rischierebbe di creare le condizioni affinché si materializzino non solo passi indietro sul fronte della crescita dell’aeroporto ma anche rilevanti conseguenze per l’indotto turistico del Salento. Il sospetto, allora, è che in realtà si vogliano applicare balzelli per continuare a mantenere indiscriminatamente la spesa in alcuni settori molto oltre gli standard nazionali, continuando ad evitare di effettuare una opportuna ricognizione dei servizi previo monitoraggio della qualità in rapporto alla spesa (razionalizzazione della spesa che non vuol dire macelleria sociale). Se le ragioni di questa operazione sono quelle di porre rimedio ai danni del caro bollette, cosa si è fatto in questi ultimi quattro anni per l’efficentamento energetico degli edifici comunali e perché ancora tanti pannelli solari, tra i quali quelli sulla casa comunale, non funzionano? Purtroppo questa Amministrazione continua a prediligere le scorciatoie per galleggiare fino alle prossime elezioni.
Gianluca Serra e Tiziana Motolese