L’unica, seria condizione di sviluppo creata da questa Amministrazione
BRINDISI – È probabilmente l’unica, seria condizione di sviluppo creata da questa Amministrazione. Magari si rivelerà una bolla di sapone, ma la visione c’è, per una volta. Leggere l’articolo pubblicato oggi dal Corriere della Sera può aiutare i più scettici a comprendere il fenomeno e il suo impatto. L’Italia non a caso si sta attrezzando per garantire i visti e Brindisi, per una volta, sta provando a giocare la partita per tempo. ( https://www.google.com/amp/s/www.corriere.it/esteri/22_luglio_18/nomadi-digitali-arrivo-visto-speciale-fuori-decreto-flussi-durera-anno-dd91557a-06d0-11ed-baf6-636928468fea_amp.html )
Certo è che bisogna lavorare sull’implementazione della ricettività, cospargendosi di sano realismo e abbandonando infantilismi ideologici.
Da settembre Airbnb spingerà per 20 destinazioni nel mondo, e una di queste è Brindisi. Solo negli Stati Uniti si è arrivati a 15 mln di nomadi digitali. Abbiamo da offrire una qualità della vita alta (clima e cibo) a prezzi competitivi. Parliamo di gente iper-qualificata, alto-spendente. Direi che è una di quelle politiche anticicliche che potrebbe aiutare il nostro territorio a cambiare il destino tracciato dall’Istat, che al 2030 ci vede perdere un ulteriore 10% di popolazione in età lavorativa (siamo tra le 20 peggiori province d’Italia). L’altra condizione per cambiare la storia è una grande politica di reindustrializzazione, che vada oltre le poche centinaia di posti di lavoro di Act Blade per la produzione di pale eoliche o di Falck per la manutenzione di un parco eolico. Qualche giorno fa il presidente di Confindustria Venezia sottolineava come la città turistica per eccellenza fosse soprattutto una città industriale all’avanguardia a livello europeo sotto il profilo dell’innovazione, con 5 miliardi di investimenti negli ultimi anni. Turismo e industria possono coesistere. A Brindisi, chi governa dice di saperlo e di volerlo. Ma per il momento, solo a parole. Anzi, analizzando le parole e gli atti di questi anni, verrebbe da pensare il contrario. Vero è che molto dipende dallo Stato, ma le cinghie di trasmissione locali (Comune e Regione) non hanno comunicato a dovere, esternando di sovente posizioni involute. Il territorio chiedeva lavoro (la Gazzetta di Taranto oggi scrive di una disoccupazione al 38,2% – con un ulteriore 10% circa di inoccupati – nel capoluogo ionico, giusto per orientarci sul dramma vissuto in queste lande), ma Comune di Brindisi e Regione – come fosse il gioco del telefono – hanno spesso trasmesso tutt’altro messaggio, facilitando il compito dei competitor degli altri territori, che si sono sviluppati a nostro discapito. Rispetto a Taranto, la Regione ha ottemperato decisamente meglio il suo ruolo di cinghia di trasmissione. Per Brindisi, invece, si riservano solo spot (l’ultimo di Emiliano è stato: “Brindisi sarà capitale della nautica”, sol perché la Regione darà un contributo per lo Snim…).
Brindisi e Taranto hanno vissuto 100 anni sulla cresta di un’economia drogata: vuoi dalla presenza della Marina Militare, vuoi dalla abnorme industrializzazione, vuoi dal contrabbando. Ah, la grande committenza… Soldi facili, non sempre ottenuti attraverso pratiche propriamente legali. Adesso è cambiato il mondo e dobbiamo salvarci da soli, inventandoci una capacità di intrapresa (legale) che fino ad ora non abbiamo avuto la necessità di sviluppare a dovere. La pacchia (il “mangia mangia”) si è ristretto e se non ridimensioniamo l’estesa zona grigia che connota i nostri territori, siamo destinati a soccombere. Sono pessimista, ma le sorprese non sono mai mancate nella storia.