Approvate ulteriori tasse…in attesa del taglio dei costi della politica. Anche Lecce aumenta l’Irpef, ma per fare 100 assunzioni
BRINDISI – Ci hanno messo la faccia solo in 15 nella maggioranza. Nell’opposizione, invece, si sono registrati 3 voti contrari (Lo Martire – la quale ha preannunciato che probabilmente non parteciperà alle prossime elezioni comunali -, Antonino e Vadacca).
Passa così in Consiglio comunale – in un mare di astenuti e assenti – l’aumento dell’addizionale comunale Irpef e della tassa d’imbarco aeroportuale. L’Irpef aumenterà dello 0,1% e gradualmente fino allo 0,4% a seconda delle fasce reddituali (esentati i redditi entro i 10.000 euro). La tassa d’imbarco, invece, sarà incrementata di 1 euro nel 2023 e di 2 euro nel 2024. Le due misure che il Comune propone al Governo e che dovranno essere ratificate, a seguito di interlocuzione con una commissione statale ad hoc, entro il 15 ottobre, a regime porterebbero all’ente entrate pari a 4,6 milioni di euro. Tali misure sono rese possibili dal Dl Aiuti, convertito in legge giovedì scorso, per i Comuni con disavanzi superiori ai 500 euro pro-capite.
Il sindaco ha spiegato che tali incrementi sono stati disposti anche da altre città quali Lecce e che Brindisi è costretta ad aderirvi per coprire l’aumento dei costi dell’energia (quantificabili in oltre 2 mln di euro), pena tagli sulle uscite. Quali uscite? Il consigliere dem Maurizio Pesari le ha indicate: tagli sulla Bms e su servizi sociali quali Adi e Sad e integrazione scolastica.
C’è un però: il Comune di Lecce ha aumentato l’Irpef non per coprire gli aumenti dei costi dell’energia ma per una visione strategica: avviare un piano straordinario da 100 assunzioni. “L’aumento dell’Irpef è una misura – ha spiegato il sindaco Salvemini – nell’interesse esclusivo della città. In assenza di un diverso quadro che consenta alle amministrazioni locali di poter compensare quelle che sono state le riduzioni del personale in servizio, questa misura ci consente di poter sottoscrivere un patto per la città: chiedere un sacrificio alla fascia di contribuenti più alta in termini di scaglione al fine di garantire l’utilizzo di risorse e assumere personale che oggi deve essere immesso per dare stabilità all’organizzazione del Comune, che soffre e non poco. Con il piano di assunzioni vogliamo garantire la gestione ordinaria dell’ente, migliorarla anche al fine di ottimizzare la gestione delle entrate e realizzare gli obiettivi del Pnrr”. Insomma, qualcosa decisamente di più fruttifero.
Tra l’altro, mentre il Comune di Brindisi continua a chiedere sacrifici ai cittadini (si erano già messe le mani nelle tasche dei contribuenti attraverso il primo Piano di riequilibrio, si rimettono adesso con questi nuovi balzelli e si continueranno a mettere con il prevedibile aumento della Tari), la politica ancora non ha dato seguito al taglio dei costi sui gettoni di presenza, che pure era stato inserito già nel primo Piano di riequilibrio.
Ma c’è anche un altro tema: il costo pro-capite dei cittadini per i servizi sociali è superiore agli standard fissati dal governo ed alla media dei capoluoghi pugliesi. Sono tutti soldi ben spesi? Non è dato saperlo dato che non ci si è mai dotati di un organo di monitoraggio della qualità dei servizi.
Molto meglio, dunque, andare allo scontro con Aeroporti di Puglia (in totale disaccordo con la scelta del Comune, anche se il primo cittadino ha affermato che nessuna nota vergata dalla società è pervenuta negli uffici comunali, al contrario di quanto apparso sulla stampa) e continuare a prelevare forzosamente dai conti dei cittadini, già vessati da aliquote ai massimi rese necessarie dal predissesto.
Vero è che su partecipate e servizi sociali si sono effettuati timidi tagli, ma restano sempre ambiti dove si viaggia a un tenore di costi ben superiore rispetto a quanto ci si potrebbe permettere. D’altronde si tratta di importanti bacini di consenso, non bisogna dimenticarlo. Ed in passato, va detto, è stato anche peggio di adesso.
Infine, c’è stato anche spazio per un appello del sindaco affinché la futura campagna elettorale per le comunali si possa mantenere sui binari della correttezza. A quella campagna elettorale, e non a quella per le politiche, parteciperà Rossi: se volesse provare a farsi eleggere a Roma, infatti, dovrebbe rassegnare le sue dimissioni entro questa settimana. Scenario decisamente improbabile. Eppure più di qualcuno, anche tra le fila della maggioranza, confidava nella possibilità che Rossi potesse accettare una candidatura al Parlamento così da liberare il posto di sindaco ad altri pretendenti più concilianti con altri mondi della sinistra e del fronte moderato. Ma le elezioni politiche anticipate hanno rovinato i piani.