A Lecce decine di nuove spiagge, parchi acquatici e strutture sportive: ma non era inutile il Piano della Costa? Legambiente intanto tira le orecchie al Comune di Brindisi
BRINDISI – Il Comune di Lecce approva il nuovo Piano della Costa. Previsti 10 nuovi lidi, 12 nuove spiagge libere attrezzate per le quali saranno pubblicati i bandi a stretto giro, 10 chioschi, 7 ambiti di divulgazione, 4 strutture sportive, 1 centro per tartarughe, 2 strutture per giochi acquatici, 9 punti di ormeggio più corridoi di lancio.
“L’obiettivo del piano – ha riferito l’assessore all’Urbanistica Rita Miglietta – è cogliere le aspettative della cittadinanza, creare nuove opportunità per tutti e per questo saremo subito impegnati sui bandi per le nuove concessioni. Il primo atto che segna l’inizio dell’applicazione del Piano lo vedremo con la rimozione del rudere ‘ex windsurf’ a San Cataldo”.
“La tutela del nostro mare – afferma il presidente di Legambiente Puglia sul Quotidiano di Lecce – passa dall’approvazione dei piani comunali delle coste. Molti Comuni sono ancora lontani dalla definizione finale del documento e questo non fa bene al patrimonio territoriale. Alla presenza della ministra Mara Carfagna sono intervenuti i Comuni che beneficeranno degli interventi progettati, in cui saranno investiti cospicui fondi. Ma sono gli stessi enti che non hanno ancora completato i documenti di pianificazione costiera vitali per lo sviluppo del territorio. Il piano comunale delle coste permette di misurare, ad esempio, il livello dell’erosione costiera su cui tanti amministratori hanno puntato per recuperare fondi o la mancata accessibilità dei cittadini alla stessa costa. Vorremmo che i Comuni non avessero premialità se non hanno adottato il piano comunale delle coste. Tutti i comuni costieri dovrebbero darsi una regolamentazione precisa, in modo da poter garantire maggiore qualità nei servizi offerti a tutela dei cittadini. È un’opportunità strategica dei territori”.
A Brindisi, invece, non si è ritenuto prioritario lavorare sul Piano della Costa perché tanto “consente solo la gestione dell’esistente”.