Si sgonfia l’ipotesi rigassificatore. Gentile: “Non fattibile per la rete Snam”. Patroni Griffi: “Occasione per nuovi traffici con l’Egitto”
BRINDISI – A Brindisi si continua a parlare di rigassificatore, tanto che si è avvertita l’esigenza di discuterne nel corso di una commissione consiliare – voluta dal presidente Lorenzo Guadalupi – allargata alla partecipazione di sindacati, associazioni datoriali e operatori portuali. Tra chi, come il presidente dell’ente portuale Ugo Patroni Griffi, è favorevole all’investimento perché, al netto delle ricadute occupazionali, rappresenterebbe una infrastruttura strategica per intessere rapporti commerciali con i Paesi Mena (vedi Egitto) che vadano oltre il gnl e chi, come il sindaco Riccardo Rossi, crede sia meglio concentrarsi su altro, si segnalano posizioni mediane come quella del presidente della Cna, Franco Gentile, che spinge per l’eolico offshore e si dice scettico sul rigassificatore offshore in quanto Snam avrebbe certificato un intasamento della rete che non consentirebbe ulteriore apporto di gas dal rigassificatore. In tutto questo, cresce il fronte degli scontenti per le proposte di Enel: troppo scarna l’offerta al momento e troppi i punti interrogativi, come quello che riguarda la Act Blade, azienda che dovrebbe produrre pale eoliche in accordo con Enel ma che non vorrebbe insediarsi temporaneamente in banchina sotto un tensostatico ma gradirebbe individuare un capannone in zona franca. Insomma, troppo fumo e poco arrosto per ora.
Proprio per questo gli operatori portuali vedono nel rigassificatore un’occasione concreta per affrontare la transizione energetica ed economica: «Il porto – ha dichiarato Teo Titi – è pronto ad accogliere una nave di rigassificazione; sono occasioni di crescita da non perdere. Non bisogna vergognarsi di dire che, ad esempio, grazie al carbone sono sorte tante professionalità, è cresciuta la flotta di rimorchiatori, si è divenuti capaci di attrarre altre navi. La stessa cosa vale per le mie aziende: grazie al carbone ci siamo strutturati. Abbiamo ormeggiatori e piloti che rappresentano un’eccellenza. Il rigassificatore, data la perdita del carbone, rappresenterebbe un aiuto per il porto, che sta attraversando una grande crisi. Arriverebbero 100 navi, sarebbe una risposta alla decarbonizzazione. Fu un delitto perdere il rigassificatore, perché oggi il nostro porto sarebbe in condizioni differenti. Questo investimento va visto come un’occasione, non come una cosa da combattere».
Dal canto suo, il primo cittadino ha ribadito le proprie perplessità: «Brindisi è la città numero uno in Italia per contributo energetico nazionale. Mi chiedo: i flussi di gas per il rigassificatore arriverebbero anche in contrada Matagiola? Quale sarebbe il flusso di gas su quell’area dato che passeranno già 20 miliardi di metri cubi per il Tap e altri 10 per il Poseidon? E poi c’è un altro tema: il luogo di stazionamento della nave non è ininfluente sui traffici marittimi. Basti vedere l’esempio del rigassificatore offshore di Livorno dove ci sono prescrizioni della Capitaneria quali una zona d’interdizione completa della navigazione, parliamo di una circonferenza con diametro di 7,4 km, e di 14,8 km di diametro entro cui le attività marittime sono sospese e possono transitare solo navi con velocità non superiori a 10 nodi. A questo va aggiunto che va indagata l’interferenza con il progetto dell’eolico offshore che noi preferiamo perché chi lo costruirà ha chiesto dei capannoni per allocare le produzioni, per l’allestimento delle pale, il tutto con un impiego di 1.500 persone».
“La posizione della CNA di Brindisi – fa sapere il presidente – Gentile in relazione alla possibilità di realizzare a Brindisi un rigassificatore è ben nota: siamo favorevoli ad un impianto di questo tipo, soprattutto se offshore, in quanto non creerebbe alcun impatto negativo al territorio ed offrirebbe grandi opportunità al tessuto produttivo e manifatturiero brindisino, con visibili ritorni economici ed occupazionali, sia in fase di costruzione che di esercizio. Tuttavia sarebbe imperdonabile una sottovalutazione dei fattori che oggi rendono difficile la scelta di Brindisi come sede di tale insediamento. La rete nazionale per il gas gestita da Snam, infatti, ha già altri punti di entrata nel Mezzogiorno d’Italia e quindi si potrebbero incontrare delle difficoltà a prevedere altri inserimenti (come quello di un rigassificatore offshore). Un potenziamento di tale rete, sicuramente possibile, richiederebbe tempi lunghi e non compatibili con la fase di transizione energetica ed emergenza occupazionali che stiamo vivendo”.