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Caso Taranto, il silenzio che non possiamo più permetterci
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Caso Taranto, il silenzio che non possiamo più permetterci

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Prima lo stupore, poi lo sdegno e infine la tristezza. E’ questo il mix di emozioni provato guardando il video girato a Taranto qualche giorno fa, riguardo agli insulti che dei “pacifisti” hanno riservato al passaggio della fregata della Marina Militare italiana diretta all’arsenale nel mar Piccolo di Taranto.

Provate a mettervi nei panni di chi, a bordo della fregata FREMM “Carabiniere” Fregata missilistica antisommergibile, classe bergamini della Marina Militare italiana, si è sentito gridare addosso “dovete morire bastardi, assassini” da un gruppo di “pacifisti” o meglio “pacefondai” come qualcuno li ha definiti brillantemente di recente. Parole violente e non solo, ma persino dei gesti, visto che agli insulti si sono accompagnati lanci di oggetti. Sull’uso della violenza per professare la pace, si potrebbe aprire un interessante dibattito ma non basterebbe lo spazio di queste righe per affrontarlo in maniera completa. Un tema enorme quanto affascinante che sembra filosofico e lontano ma che invece abbiamo riscoperto, così quello del concetto di pace e guerra, così vicino a noi. Tralasciamo dunque il discorso sul significato della parola pace, sui modi che ci sono per ottenerla davvero. Ho qualche dubbio che la situazione di calma bellica di questi anni in Europa sia solo merito dello sventolio di qualche bandiera arcobaleno. E’ verosimilmente più probabile sia, invece, il frutto di situazioni di equilibrio, di pesi e di contrappesi anche sulla prospettiva bellica, oltre che al prezioso ruolo di “pacificatore” del cosiddetto mercato libero e delle istituzioni sovranazionali.

Ma torniamo all’episodio, che è grave non solo per l’atto in sé, che dev’essere condannato, ma anche e soprattutto per il contesto in cui si è verificato e, per lo specifico momento in cui è avvenuto. Cosa avranno provato quei ragazzi sulla nave, quei nostri ragazzi che sono gli stessi che si tuffavano senza paura tra le onde del mediterraneo per salvare bambini, donne e uomini disperati in fuga da altre guerre. Ma soprattutto cosa pensano coloro che assistevano alla scena del passaggio della nave da una parte e degli insulti e dal lancio di oggetti dall’altra? possiamo permetterci di rimanere in silenzio davanti a simili situazioni? Io penso di no, penso sia compito di ogni persona di buon senso dire con chiarezza che quegli insulti a chi rischia di ritrovarsi sul fronte tra poche ore, al di là delle sue personali opinioni e che dunque sta già vivendo una umana difficoltà, sono sbagliati. Perché quale persone di buon senso potrebbe voler andare in guerra? E allora perché infierire in maniera così dura su quei ragazzi? A che serve? Quanta crudeltà gratuita c’è in tutto questo? Dov’è il pacifismo in un gesto del genere? La prima violenza da condannare è questa, quella più vicina a noi. Se in piena crisi geopolitica passa un nostro mezzo militare nessuno pretende gli applausi ma neanche nessuno dovrebbe pensare al contrario. Perché il momento e il contesto determinano il significato delle cose. Condanna delle persone di buon senso, dunque, ma anche di chi rivendica il diritto di definirsi di sinistra condannando fermamente certi atteggiamenti. Occorre condannare il gesto per solidarietà ai nostri militari ma anche, e questo nei confronti di giustizia della storia, affermare a gran voce che la sinistra in Italia non è certo questa. L’essere progressista e democratico non impedisce di dire che certe cose non si fanno. Che da Livorno 1921, fino ai giorni d’oggi, esiste una sinistra che vuole migliorare la vita delle persone e che non passa le sue giornate a picconare ed offendere lo Stato, ma che, al contrario, cerca di riformarlo e miglioralo, difendendolo e lottando tanto per la giustizia sociale quanto per la libertà. Una sinistra autentica, più di quella che, invece, vive in un mondo ideale che non esiste, che predica pace e lancia pietre contro il suo stesso Stato pensando di portare la pace e un mondo migliore con la stessa violenza che condanna. E in questo va dato il grande merito a Enrico Letta e all’ex Sindaco di Taranto Melucci di essersi schierati, sin da subito e senza esitazione dalla parte del buon senso e della responsabilità di Stato. Da veri rappresentanti delle Istituzioni. Perché è governando bene le Istituzioni democratiche che si migliora la vita delle persone.

Insultare chi in un momento storico come questo rischia di essere chiamato a difendere la libertà di coloro che lo insultano, consentendo così a questi ultimi di continuare a vivere in un paese democratico (e non nella dittatura di turno), è assurdo e bisogna gridarlo a gran voce. Io lo faccio, da tarantino, da cittadino di buon senso e da uomo di sinistra.

Francesco Caroli