NIdiL Cgil: “Rider triplicati a Brindisi. Sono ancora senza tutele e guadagnano sempre meno”
BRINDISI – Eroi è stata la definizione più abusata durante questi 2 anni di restrizioni nella vita sociale tra lockdown e quarantene.
Eroi al bisogno come nel mondo della consegna del cibo nelle strade deserte delle città chiuse per virus.
Con l’emergenza che sembra rientrare, i rider sono tornati ad essere fantasmi. Un esercito invisibile e silenzioso di lavoratori delle piattaforme digitali con le tutele che sembravano dovessero arrivare ed invece sono arrivati altri rider, ad ingrossare le fila degli sfruttati dagli algoritmi delle piattaforme.
In un’assemblea partecipata, presso la CGIL di Brindisi, Rider storici e nuove leve hanno riferito il loro disagio e la loro delusione sulla loro condizione sempre più precaria alla nostra Segreteria NIdiL CGIL di Brindisi.
L’inchiesta di Milano è stata la classica montagna che partorisce il topolino, da 733 milioni la multa è scesa a poche migliaia di euro per effetto di alcune azioni, tipo le visite mediche che però ci raccontano di una maggior ammissione da parte delle compagnie di delivery, semmai ce ne fosse bisogno, di quello che a tutti gli effetti è un lavoro in subordinazione.
Queste persone vivono questa condizione guardando l’affanno della giurisprudenza a interpretare leggi fatte per uffici, orari, cartellini il loro però è un altro mondo. Lo dice la cronaca che racconta scene di ordinario caporalato digitale, tra le mille difficolta burocratiche per i pass nelle ZTL ed una viabilità che non è a misura di rider, anche dove ci si è impegnati a degli interventi i tempi molto lunghi di realizzo cozzano con la realtà delle consegne, che viaggia veloce con i rischi che comporta.
Dobbiamo necessariamente riscontrare che non c’è stata la giusta attenzione che avrebbe potuto elevare la loro condizione, che in realtà è peggiorata molto a livello economico e lavorativo.
Il reclutamento da parte delle aziende di sempre maggiori rider sta portando ad un impoverimento sempre più evidente degli introiti che detraendo le spese della partita Iva li mettono in una condizione di non convenienza a lavorare, ma anche di impossibilita a fermarsi perché devono far fronte alle uscite, una sorta di morsa in cui sono incappati in cui non si vede come uscirne se non a costo di perdite ingenti, perché parliamoci chiaro la logica che dovrebbe avere il lavoro autonomo dovrebbe essere imprenditoriale ma qui ci si scontra con la realtà di persone che fanno un lavoro per sopravvivere ed invece accumulano debiti in forma di tassazione e spese oltre a usurare i propri mezzi di trasporto.
Con questo sistema le tariffe sono diminuite di molto e la platea storica, quella che oramai è in strada da 2 o più anni, viene penalizzata sul numero degli ordini per una logica dell’algoritmo che premia i nuovi assunti, comunque a loro volta illusi, nel tritacarne del riciclo di persone , per poi essere messi da parte appena raggiungono la soglia “partita iva” in un gioco di reclutamento di forze sempre fresche che demolisce ogni forma di aspettativa per il futuro.
Una lotteria dell’ordine che in alcune compagnie ha logiche e tempi insostenibili tipo i 2 minuti per eseguire un comando dell’app per non perderli.
Il giro d’affari della Gig Economy è cresciuto a ritmi sostenuti negli ultimi anni, ma nella catena di trasmissione dei profitti a chi lavora quotidianamente per strada è rimasto molto meno di quanto incassato dalle piatteforme, anzi se vogliamo dirla tutta sempre meno, con consegne che a volte toccano la soglia dei 2 euro per un impegno di mezz’ora, in questo caso più che di salario minimo trattasi di elemosina che comunque non si può rifiutare pena ricevere ancora meno consegne, un ricatto che espone queste persone ad una dipendenza insana da cui difficilmente si può sfuggire.
A Brindisi non è mai stata l’economia del lavoretto via app, il secondo reddito per arrotondare insomma, a Brindisi queste persone vivono facendo il lavoro di Rider, una parte rilevante del nostro mercato del lavoro che non si può più ignorare e che chiede allo stesso tempo giusta autonomia e diritti, queste persone che pur lavorando non riescono ad avere uno stipendio dignitoso ed oramai sul territorio vanno ad ingrossare ed a far lievitare la nutrita schiera dei working poor.
Il NIdiL CGIL Brindisi sosterrà con tutte le sue forze le persone che fanno questo lavoro per vivere, non escludendo mobilitazioni ed azioni legali.
Luciano Quarta
Segretario Generale NIdiL Cgil Brindisi