Matarrelli: “Non c’è più spazio per la criminalità, puntiamo sulla cultura della legalità”. Identità rurale e associazionismo le ricchezze da valorizzare
MESAGNE – Nella mattinata di ieri si è tenuta una conferenza stampa per celebrare il sorprendente risultato dell’accesso di Mesagne tra le dieci finaliste nella corsa come “Capitale italiana della cultura 2024”. L’occasione è stata utile anche per spiegare i cardini del progetto ed i prossimi passi. Il 3 marzo, giorno dell’audizione pubblica conclusiva al cospetto della giuria ministeriale, è vicino e ci sono da mettere in campo altre iniziative, come ad esempio la realizzazione di un video promozionale diretto dal regista Sergio Rubini.
Il sindaco di Mesagne, Antonio Matarrelli, ha voluto mettere in stretta correlazione gli spiacevoli fatti di cronaca inerenti gli arresti per Scu con il nuovo percorso culturale intrapreso dalla città: «Il fatto che, poche ore prima del nostro inserimento tra le dieci finaliste sia stato compiuto un blitz per arrestare alcuni uomini dediti al malaffare, mi pare coerente con quello che sta accadendo a Mesagne. Abbiamo sviluppato gli anticorpi: non c’è più spazio per chi pensa di poter restaurare la criminalità in questa città. Puntiamo forte sulla cultura della legalità e non appena qualcuno prova a rialzare la testa, viene subito arrestato. La cultura può cambiare la storia e noi abbiamo una storia da raccontare: quella del riscatto».
Estremamente soddisfatta anche la coordinatrice scientifica, Simonetta Dellomonaco, che ha raccontato la nascita del progetto e le finalità perseguite: «La nostra proposta si basa su tre asset: ambiente, innovazione sociale e arte partecipata. Siamo partiti guardandoci allo specchio, raccogliendo le esigenze della comunità e questo rende il progetto sostenibile. Il processo di cambiamento di Mesagne passa attraverso un passato buio illuminato da un associazionismo attivissimo che rappresenta una ricchezza incredibile; ad oggi contiamo 140 associazioni. Abbiamo immaginato che l’identità rurale della città potesse rappresentare un valore, così abbiamo ripensato un modello per portare i giovani in campagna, portando internet, l’arte e trasformando le terre abbandonate a causa di un modello obsoleto in luoghi digitalizzati non isolati dal mondo».