Enel chiude un’era, e menomale! La centrale a gas restituiva troppo poco al territorio. A Civitavecchia lo hanno capito, qui no…
BRINDISI – Si chiude un’era. La centrale elettrica Enel di Cerano, infatti, esce definitivamente dal fossile. Il futuro è solo nelle energie rinnovabili. Il proposito di convertire a gas l’impianto è quasi certamente sfumato nelle scorse ore, quando all’asta indetta da Terna per la capacità energetica 2024, Enel ha deciso di non presentare alcuna richiesta di nuove quote di gas per le centrali di Civitavecchia, La Spezia e Brindisi. La scelta di Enel non cade come un fulmine a ciel sereno. Le avvisaglie, per chi sa cogliere i segnali, erano giunte già nello scorso mese di novembre quando l’a.d. di Enel, Francesco Starace, aveva dichiarato di «essere pronto a rivedere seriamente l’indirizzo sulla conversione a gas della centrale di Civitavecchia». Il numero uno di Enel aveva aggiunto di non essere «affezionato agli impianti di quel tipo (a gas, ndr) in quanto vanno in difficoltà dopo appena 15 anni. Non possiamo comunque scegliere in autonomia, senza confrontarci. Un’alternativa seria potrebbe essere costituita dalle batterie». E proprio da un confronto con il gestore della rete, ovvero Terna, sarebbe emersa la non essenzialità delle centrali a gas nel Mezzogiorno. In tutto questo, l’iter autorizzativo per la nuova centrale a gas sta andando avanti, ma appare scontato che sia intervenuta una carenza di interesse da parte della multinazionale.
Il futuro di quell’area, dunque, è completamente da ridisegnare tra rinnovabili, batterie di accumulo e logistica. Troppo poco al momento per rimpiazzare l’indotto da oltre mille occupati che tra diretti e indiretti Enel ha garantito per anni. Non a caso il sindaco Riccardo Rossi, nel corso del tavolo di crisi indetto dalla prefetta Carolina Bellantoni, ha tirato dentro la polemica contro il governo e le multinazionali presenti sul territorio anche il colosso energetico, chiedendo di conoscere cosa sia previsto nel piano industriale della società. Da sottolineare come il sindaco fin dall’inizio del suo mandato abbia aperto una nuova stagione di confronto e apprezzamento per quanto messo in campo da Enel in termini di svolta ambientale. Adesso manca solo un tassello: l’alternativa occupazionale. E non convince affatto il teorema secondo il quale senza la centrale a gas Brindisi perderà una grande occasione. Gli occupati sarebbero stati una sessantina, e la testimonianza del basso ritorno per le città che ospitano questi impianti la fornisce la battaglia di tutta la comunità di Civitavecchia (istituzioni a tutti i livelli e associazioni) contro la conversione a gas. È il momento di tirare una linea e riprogettare un nuovo futuro. Con Enel se vorrà investire ancora, altrimenti si abbia la forza di chiedere alla multinazionale e al governo di togliere il disturbo e liberare le preziose aree, generando economia immediata attraverso le bonifiche. Prima lo facciamo, meglio è.