Home Politica Ostuni, la città sbiadita. Dalla relazione ministeriale un quadro sconcertante, ma le verità sommerse restano tante
Ostuni, la città sbiadita. Dalla relazione ministeriale un quadro sconcertante, ma le verità sommerse restano tante
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Ostuni, la città sbiadita. Dalla relazione ministeriale un quadro sconcertante, ma le verità sommerse restano tante

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OSTUNI – Ostuni, la città sbiadita. Servirà una bella passata di calce per coprire tutto il grigio del passato. Basteranno 18 mesi di commissariamento? Dipende da come si ricerca la verità, perché ne esistono di parecchie: probabilmente la verità veicolata dalla relazione di accompagnamento al decreto di scioglimento del Comune è solo una delle tante, forse è troppo riduttiva per spiegare un fenomeno radicato che si è consolidato nel corso dei lustri passati.
La relazione, in effetti, specifica che si tratta perlopiù di situazioni risalenti nel tempo, che avrebbero trovato un ventre molle nell’ultima amministrazione. Ma i dati che emergono, per la loro gravità e diffusione, non possono essere circoscritti ad attività omissive e contiguità varie degli ultimi arrivati. Sarebbe bello fosse così. Per esempio: viene scritto che 36 assegnatari su 51 di case popolari non possedevano alcun titolo ed erano soggetti “controindicati”, riconducibili al contesto criminale. Accanto a questo, dalle attività ispettive è emerso che il 90% del patrimonio immobiliare del Comune è occupato in maniera irregolare. Numeri enormi, da situazione risalente nel tempo, per l’appunto.
Ancora: è stata denunciata in Procura l’omessa notifica di migliaia di verbali per violazioni al codice della strada (vicenda conclusasi con un’archiviazione, per la verità) e si è registrato puntualmente – in alcuni ambiti – un mancato o tardivo recupero dei crediti.
Stesso discorso vale per la gestione della costa, dove l’organo ispettivo ha ravvisato gravi omissioni nei controlli antimafia, nei controlli effettuati dallo sportello unico; nel presidio del territorio, insomma.
E poi tante parentele parecchio scomode tra gli amministratori, scandagliate e descritte una ad una nella relazione.
Una ramificazione impressionante che fa domandare se Ostuni sia davvero una città così grigia, compromessa nella sua classe politica, nella sua società civile, o se non sia stato messo in piedi un sistema talmente ben rodato negli anni da essersi trasformato adesso in un giano bifronte famelico che fagocita tutto e marginalizza le migliori energie, il tessuto sano. Di tutto quello che rappresenta Ostuni, viene fuori solo una faida tra bande del male intente a spartirsi la città. Una raffigurazione a tinte troppo fosche per la città bianca, per essere vera. E in questo gioco al massacro, la speranza è che lo Stato faccia lo Stato, non lo status quo.