Immigrati che muoiono di stenti, fatica e solitudine: l’intervento del presidente della comunità africana
BRINDISI – Nella giornata di sabato 8 gennaio 2022 è avvenuta la morte di due dei nostri fratelli, che, per le condizioni di degrado ed estremo disagio in cui vivevano, sono stati trovati senza vita: l’uno, di nazionalità ghanese, deceduto nel sonno, la notte tra venerdì e sabato, l’altro, originario della Guinea, deceduto a seguito di un malore avvertito mentre lavorava nei campi. A distanza di soli tre giorni dai primi due decessi, si è appreso del suicidio nel carcere di Brindisi di un cittadino marocchino. Tali eventi sono tutti frutto di uno stato di emarginazione. In particolare, il nostro pensiero non può che essere rivolto alla figlia quattordicenne dell’uomo ghanese e alla moglie e ai cinque figli, di varie età, di Saidou Toure, che riporta alla mente la vicenda di Camara Fantamadi. Infatti, sulla base dei racconti dei suoi connazionali, che vivevano nello stesso edificio abbandonato, il Toure, dopo aver chiesto in prestito una bicicletta ad un ragazzo maliano, si era recato nei campi per lavorare e, durante il lavoro, aveva avvertito un malore, che lo aveva costretto a rientrare a casa, senza raggiungere il dormitorio di Brindisi per la riconsegna del mezzo. Il ragazzo aveva comunicato ai suoi amici che non si sentiva in condizioni di continuare per Brindisi, dove avrebbe dovuto riconsegnare la bici, ma che, appena si fosse ripreso, sarebbe andato a restituirla. Dopo qualche ora, il maliano che gli aveva prestato la bicicletta non riusciva a rintracciarlo telefonicamente e, per questo, andava nel casolare in cui sapeva di trovarlo. Lì, indirizzato dai connazionali, che occupavano il piano sovrastante, entrava nelle stanze in cui Saidou abitava e lo trovava senza vita. Il Presidente Drissa Kone e il Vice Presidente Osadolor della Comunità Africana di Brindisi, che già in passato erano stati sul posto a verificare le condizioni di vita degli abitanti e le loro necessità, per poter dare un sostegno robe antigeli e cibo, ritornavano in quel luogo a seguito dell’evento tragico, per constatare ancora una volta le condizioni di vita disumane degli occupanti l’edificio. Proprio per questa presenza della Comunità Africana Saidou si era rivolto al nostro Sportello Informativo Migranti nella sede ANPI di Brindisi, dove il consulente legale, con gli altri volontari, si era attivato per aiutarlo a regolarizzare la sua posizione amministrativa. La Comunità Africana tutta rilancia nuovamente e con la forza che il caso richiede, un appello accorato alle istituzioni, ma anche in particolar modo ai sindacati, che fino a quando non interverranno con soluzioni concrete e adeguate, saranno responsabili di tutte le persone che muoiono in condizioni così disperate e inumane, in cui sono costretti a vivere perché, pur avendo un regolare contratto di lavoro, viene loro negata la possibilità di affittare un’abitazione dignitosa. Situazioni inaccettabili, rese ancora più dolorose dal non poter conoscere le ragioni della morte, in assenza di indagini più approfondite. La sepoltura di “2PAC” del Ghana e di Toure Saidou, decisa senza un’autopsia, infatti, ha sorpreso non poco, considerando che entrambi hanno comunque avuto contatti con altre persone.
Il Presidente della Comunità Africana Drissa KONE