BRINDISI – Una straordinaria avventura espressiva, spettacolare e linguistica. Il classico di Plauto “Il Miles Gloriosus” approda al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi nella versione della Compagnia del Sole, in scena martedì 8 febbraio alle ore 20.30. L’adattamento di Marinella Anaclerio con protagonista Flavio Albanese porta in scena la grande opera plautina che fa la caricatura del soldato mercenario greco, conquistatore immaginario di nemici e di donne ma sempre smentito dai fatti, una farsa accesa che vive di una comicità spudorata e grottesca.
Biglietti disponibili online su https://bit.ly/3tSgDmK e in botteghino secondo le giornate e gli orari di apertura abituali, ore 11-13 e 16.30-18.30. Il giorno dello spettacolo, ore 11-13 e 19-20.30. Ingresso consentito solo con Green Pass Rafforzato e utilizzo obbligatorio della mascherina FFP2.
Pirgopolinice – che significa conquistatore di fortezze e di città – è un soldato convinto di essere audace quanto Achille e bello come Apollo: un millantatore vanaglorioso e seriale a tutti gli effetti, celebre per le sue spropositate vanterie, figura – come avrebbe detto Platone nel dialogo “Filebo” – che fa ridere il mondo antico. Non c’è da meravigliarsi se il servus callidus, l’astuto schiavo Palestrione, ordisca la beffa perfetta per restituire al giovane padrone l’amata cortigiana rapita dal soldato. Il personaggio ha tutta la sfrenata comicità di un’incredibile caricatura, ed è proprio questa sua vis comica che ne sostiene la carica vitale generando i meccanismi del riso, coinvolgendo in simbiosi attori e pubblico nel gioco della beffa progettata alle sue spalle. Dal genio di Plauto nascono così le trovate più impensate, scambi di identità, passaggi segreti, fughe precipitose.
In una Efeso tanto simile all’originale quanto l’ambientazione di certi spaghetti western al Far West, si consuma la tragicomica truffa di un gruppo di sfaccendati di vario genere ai danni di un soldato, che ha due debolezze: le donne, meglio se sposate, ed essere adulato. Ha una divisa, dunque un potere, e molti soldi, che dispensa generosamente per soddisfare questi peccatucci. Do ut des. Normale. Perché tutti lo odiano? Ha rapito e tiene segregata una giovane meretrice, e ammorba chi lo circonda millantando senza posa meriti e imprese. Tutti fingono simpatia e perfino amore nei suoi confronti pur di ottenere da lui mance e incarichi, tutti pronti a improvvisare vere e proprie recite in favore del credulo pavone, ma ostentando a loro volta la capacità di sostenere il ruolo stabilito: l’amico fidato, il servo fedele, il vicino premuroso, la fidanzata amorevole. Così la strada diventa scena e il teatro da mezzo diventa fine e le parole di Giulietta si mescolano a quelle di Ofelia in un pot-pourri da serata d’onore. Ne risulta una gara tra attori consumati nella quale l’unico spettatore pagante è imbrogliato, derubato e deriso. Lo stereotipo del soldato fanfarone ha avuto scena anche nel teatro moderno, soprattutto nella maschera della commedia dell’arte di Capitan Fracassa e nel personaggio del capitano Lanfranco Cacciadiavolo, protagonista insieme al suo parassita del “Martello” di Giovanni Maria Cecchi.
«Il miles rappresenta tutti i prepotenti apparentemente forti e abbastanza vigliacchi – ha detto Marinella Anaclerio -. Quelli che usano la forza e il plagio per arrivare al potere e utilizzano la bugia a loro volta sono vittime di questo stesso atteggiamento, perché, essendo vanagloriosi, sono i primi a essere sensibili all’adulazione. Per questo ho usato come sottotitolo del testo una frase di Montaigne che dice: “Gli adulatori sono simili agli amici come i lupi ai cani”».
Plauto non è un moralista, il poeta latino non chiama in causa la virtù per emendare il vizio; semmai è un cinico commediante, che da commediante racconta di gente che, non vedendo in giro molti ideali per cui valga la pena di essere coerenti, cerca di sopravvivere e di divertirsi. Ed è questo piacere dell’attore, questo gusto per la citazione teatrale sempre in agguato nel testo, che permea la messinscena corale della Compagnia del Sole. Insomma, un’opera adatta ai tempi, come il nostro, di grandi commedianti. La struttura linguistica delle commedie di Plauto è incredibilmente varia: parti in prosa, recitativi ed “arie”, diverbia e cantica plautini, dei quali le partiture sono andate perdute. Marinella Anaclerio ricostruisce questa ricchezza attraverso una drammaturgia che nasce già come proposta di regia, forzando in alcuni casi i tratti di un personaggio in funzione della efficacia generale del testo.