BRINDISI – Un fantasma si aggira per la città di Brindisi. Brindisi, città di solidarietà. Brindisi, città di accoglienza, Brindisi, la città “degli albanesi”, Brindisi, città del Mediterraneo.
E’ il fantasma dell’indifferenza, della mancanza di diritti, del volto opaco e disattento delle istituzioni e dei datori di lavoro senza scrupoli, dell’omertà, forse, dei silenzi complici, delle responsabilità non accertate, delle mezze verità, del “era solo un immigrato”….
Nel breve volgersi di pochi giorni muoiono in città tre ragazzi, tre Persone, tre migranti, tre concittadini. Dopo giorni, al di là delle doverose “solidarietà”, le morti sono ancora avvolte non più fitto mistero ed occupano poco più che qualche trafiletto in cronaca.
I fatti.
In un fatiscente casolare al quartiere La Rosa –dove evidentemente nel silenzio e nella disattenzione da parte delle istituzioni trovano sistematicamente riparo lavoratori dalle provenienze più disparate- viene trovato senza vita il corpo di un ragazzo di 27 anni, Toure Saidou. Pare che già sul posto di lavoro avesse manifestato un malore.
Non risulta tuttavia che il datore di lavoro si sia attivato per prestare assistenza al lavoratore. Non risulta che sia stata disposta l’autopsia sul corpo per accertare le cause del decesso. Non è dato di sapere se sia stata o meno aperta un’indagine sull’accaduto.
Lo stesso giorno, sulla strada tra Brindisi e San Vito dei Normanni, un giovane uomo di 45 anni viene trovato morto in un altro casolare. E’deceduto nel sonno, dicono.
Anche questa morte è avvolta nel mistero. Anche per lui non risultano in corso accertamenti.
Tre giorni dopo, in una cella del carcere di Brindisi, viene trovato senza vita un terzo ragazzo di 34 anni. Arrestato il giorno prima per fatti sui quali circolano voci discordanti e contraddittorie, si sarebbe (il condizionale è d’obbligo) suicidato.
Anche in questo caso non è dato di sapere se vi siano o meno indagini in corso.
Nessuna notizia trapela sulla dinamica del presunto “suicidio”, non risultano chiarimenti da parte del Direttore del carcere o del Garante per i diritti dei detenuti e delle persone private della libertà personale.
Tre storie, tre vite, stroncate senza che ad oggi si sia appreso se siano o meno stare disposte indagini che restituiscano a questi giovani uomini -che avevano scelto la nostra città come luogo in cui collocare la speranza di un futuro più amico- la dignità e ai loro familiari una verità, una giustizia.
Lo Sportello immigrazione Adoc Brindisi, nell’esprimere indignazione e dolore per la sorte dei tre ragazzi appartenenti alla nostra comunità, chiede con la presente a quanti in indirizzo, per quanto di rispettiva responsabilità e competenza, di promuovere ogni azione di rispettiva competenza affinché sia fatta piena luce sugli episodi; accertando le condizioni di lavoro e abitative dei tre ragazzi deceduti, le effettive condizioni di vita dei casolari di fortuna ove trovano riparo i lavoratori; le effettive cause della morte di ognuno dei tre ragazzi, anche, ove occorra, previa autopsia sui corpi. Chiede inoltre che sia avviata un’inchiesta all’interno del carcere di Brindisi al fine di accertare la reale dinamica dell’arresto e dei fatti che avrebbe portato al presunto suicidio.
IL PRESIDENTE PROVINCIALE SPORTELLO WELFARE & IMMIGRAZIONE
Giuseppe Zippo avv. Rossana Palladino