Il caso Lucano ci ricorda che legalità e democrazia non fanno sempre rima con giustizia
Il caso Lucano ci ricorda che legalità non fa necessariamente rima con giustizia. E ci ricorda che siamo un Paese democratico.
La giustizia sociale deve perseguirla la politica, e se siamo in democrazia, è possibile che non ci sia una maggioranza che abbia voglia di traguardarla per come spereremmo. Ma poi, “spereremmo” chi?
Il Paese non è sintonizzato con quello che ha messo in piedi Lucano, altrimenti la Lega non sarebbe il primo partito in Italia. Lucano ha fatto giustizia a modo suo, e in democrazia non è consentito farlo, perché quello che è giusto per alcuni non lo è per altri; è la legalità il parametro che ci guida. È la maggioranza a stabilire cosa è giusto e cosa si ritiene che non lo sia. Nel nostro caso, lo stabilisce la maggioranza in Parlamento, che addirittura ad un certo punto ha introdotto i decreti sicurezza che smantellavano il cuore del metodo Lucano, quello riguardante gli Sprar.
Il giudice è schiavo della legge e deve applicarla in libertà. Il giudice arriva a valle di una società che a maggioranza, a monte, indica il modello condiviso da seguire.
Se un Paese è ingiusto, la legalità potrà essere percepita come uno strumento riprovevole. Ma è la misura che ci siamo dati per scandire la democrazia.