La valorizzazione dei monumenti non è stata il forte di questa Amministrazione, meglio i privati. Adesso gestirà le visite al castello Svevo, in attesa che cambi la storia
BRINDISI – Il Comune nei prossimi mesi gestirà le visite guidate al castello Svevo. A sancirlo, un accordo tra Marina militare ed ente comunale, i cui dettagli saranno resi noti a breve. Una buona notizia, non c’è che dire. Anche perché la fondazione Teatro Verdi aveva già organizzato visite guidate al castello nel recente passato.
Questo, tuttavia, significa che l’associazione Le Colonne, scelta dalla Marina per le visite guidate nel corso delle celebrazioni per il 50° del San Marco anche sulla scorta dell’ottimo lavoro svolto presso il castello Alfonsino e il castello Dentice di Frasso di Carovigno, sarà estromessa dal coordinamento. Poco importa, si dirà. In fondo, non è tanto importante di che colore sia il gatto, quanto che acchiappi il topo.
Dopo aver perso la gestione del castello Alfonsino, dunque, a Piazza Matteotti sono riusciti a strappare questo accordo, voluto fortemente. Qualcosa da sbandierare non guasta mai. Speriamo solo che tale gestione sia più fruttifera di quanto avvenuto nei precedenti tre anni di Amministrazione, quando la gestione dei beni monumentali comunali è stata retrocessa dall’associazione Le Colonne alla Brindisi Multiservizi e la valorizzazione degli scavi archeologici dell’area di San Pietro degli Schiavoni ha dovuto scontare la firma di due accordi che hanno portato risultati impercettibili per l’occhio umano.
Il primo dei due accordi con la Soprintendenza è datato giugno 2019, avrebbe dovuto avere efficacia triennale e recitava: “Il presente accordo prevede la partecipazione attiva del Comune di Brindisi che, se lo riterrà opportuno, si avvarrà di partners facenti capo allo stesso (ovvero la Fondazione, ndr) aventi finalità statutarie di valorizzazione del patrimonio culturale per scopi di utilità generale, secondo criteri di convenienza economica e parametri di efficienza ed efficacia della gestione per l’apertura dell’area archeologica nelle giornate di sabato, domenica e festivi, nonché delle giornate infrasettimanali, oltre le ore 19.00, in cui sono previsti eventi, come ad esempio la notte bianca ecc. In concomitanza con aperture straordinarie (Giornate Europee del Patrimonio ecc…) organizzate dal MiBAC, il personale della Soprintendenza potrà, nell’esercizio delle sue funzioni, aggiungersi al personale interessato dal Comune di Brindisi”.
Il secondo accordo, invece, risale a pochi mesi dopo, ovvero al settembre 2019, e prevedeva quanto segue: “In piena coerenza con le indicazioni normative si darà luogo ad una forma di cooperazione volta a potenziare, in una logica di migliore fruizione da parte dei visitatori, di efficienza economica e di qualificazione dell’offerta, i servizi di accoglienza dell’area archeologica, obiettivo di primario interesse per ambedue le parti. Per assicurare la fruizione del patrimonio culturale, ai sensi dell’art. 151, comma 3, del Codice dei contratti pubblici, le parti ritengono opportuna l’attivazione di una forma speciale di partenariato con partner che proporrà il Comune di Brindisi e che verrà incaricato con atto sottoscritto da entrambi. In questo modo si potranno incrementare orari e giornate di apertura al pubblico”. Poi è arrivato il Covid e si è fermato nuovamente tutto.
Adesso dovrebbe arrivare un terzo accordo con la Soprintendenza. Sarà la volta buona per valorizzare realmente quell’area?
In attesa che dalle dichiarazioni d’intenti si passi ai fatti, agli atti resta che a Brindisi, in campo culturale, i servizi sono stati più performanti in concomitanza degli affidamenti ai privati. È storia. Cambierà?