Brindisi capitale del mega-eolico offshore: un business da 4.000 posti. La zona franca di Capobianco già opzionata
BRINDISI – La città di Brindisi è un osservatorio privilegiato per guardare la transizione energetica. Per primo, infatti, questo territorio sta affrontando gli effetti occupazionali della decarbonizzazione, ma proprio perché rappresenta un polo energetico strutturato e infrastrutturato, Brindisi sta assurgendo naturalmente al ruolo di frontiera delle nuove tecnologie. Non a caso qui si investirà in un centro di ricerca sulla decarbonizzazione. Ma soprattutto non è un caso che su questo territorio siano già state avanzate richieste di investimento da parte di produttori di idrogeno (per alimentare centrali termoelettriche e gasdotti tramite la tecnica del blending) o di distributori di gnl. A tal proposito, si sta affacciando l’ipotesi che l’Asi possa prevedere la produzione di bio-metano nell’area ex Termomeccanica. Una proposta positiva, anche se poi occorrerebbe comprendere l’approccio del Comune, che verso il gnl è stato oppositivo. Perché poi bisogna decidersi se si è contro ogni fonte di transizione ritenuta climalterante o solo contro alcune.
Ma quello che potrebbe rappresentare davvero un interessante business per il territorio e per il porto di Brindisi in particolare è il fenomeno dell’eolico offshore. Il Ministero della Transizione ecologica, infatti, ha indetto un bando per soggetti interessati a realizzare tali mega-impianti al largo delle coste italiane, e l’Adriatico Meridionale pare essere tra le aree che più appetiti sta stimolando. Si vocifera infatti di grosse società interessate al rilascio di concessioni nel porto di Brindisi al fine di movimentare, assemblare e manutenere piattaforme galleggianti, le torri eoliche, turbine e componentistica varia. E nell’intero basso Adriatico l’unico porto disponibile è Brindisi.
Sarebbe un bel modo, insomma, per battezzare la zona franca doganale di Capobianco, che sarà completata entro il 2026 grazie ai fondi stanziati nel Pnrr. Un luogo perfetto dove far insediare le imprese meccaniche.
Per comprendere la portata dell’indotto generato da questi investimenti, basti considerare che ognuno dei progetti finora presentati (due a quanto consta) genera 4.000 posti di lavoro nella fase (pluriennale) di realizzazione e oltre 1.500 posti a regime.
A tali vantaggi, vanno aggiunti il risparmio energetico, la possibilità di fornire energia competitiva nel cold ironing e di alimentare i processi di elettrolisi a monte del ciclo dell’idrogeno, il quale a valle prevede la produzione dei carburanti di transizione.
Un sistema di produzione, quello riveniente dall’eolico offshore, che appare preferibile rispetto a quello che prevede il combinato disposto di immense distese di pannelli fotovoltaici e acqua dolce.
Su tutti questi temi si è curiosi di registrare le reazioni delle varie anime della città.