Amati: “A Vendola 198.000 euro di tfm: intollerabile piangere con le lacrime degli altri. Condividevo la norma ma sono indifferente alla sua abrogazione”
Il Consigliere regionale Fabiano Amati, nel corso del Consiglio regionale che ha condotto all’abrogazione del Tfm, ha ripercorso le tappe della vicenda.
“Un po’ di fatti. Ve lo dice uno che è stato interpellato nella scorsa legislatura da altri colleghi che avevano predisposto un testo e poi non presentarono, perché non c’era l’unanimità del Consiglio, perché quel testo è stato detto gira nel Consiglio regionale dalla scorsa legislatura, al quale, vi parlo di me, è stato sottoposto in questa legislatura per due volte il testo che ho votato e immagino tutti e quaranta abbiamo votato dopo averlo letto. Io l’ho letto. Non è che non me ne sono accorto. Io ho letto il testo e l’ho votato, e l’ho letto e l’ho votato perché l’ho condiviso. Penso che tutti quanti abbiamo fatto la stessa cosa. Quindi, dire che questo non sia accaduto è un po’ ipocrita.
Poi, che cosa è accaduto in termini proprio fattuali? È accaduto che un movimento di opinione, legittimo, una campagna di stampa, altrettanto legittima, ha indotto i consiglieri regionali a tornare indietro sulla decisione, magari anche perché i propri sostenitori, i propri amici, i propri familiari erano contrari a questo tipo di impostazione, e hanno deciso di cambiare idea. È una cosa straordinaria cambiare idea.
Naturalmente, magari altri hanno cambiato idea perché hanno voluto piegare l’argomento su ragioni meramente politiciste, di consenso elettorale, per lisciare il pelo a una pubblica opinione. Insomma, le ragioni sono le più varie. Però ci sono, e non si può far finta né prendere atto che queste ragioni non ci siano.
Vi devo dire la verità. Dal punto di vista personale, condivido la norma. La condividevo. Sono indifferente se non ci sarà più la norma, anche perché con il denaro non ho un rapporto di grande intimità. Ma questo è un fatto personale. Ognuno si regola come gli pare.
Alla fine, affinché non si getti tutto, vi voglio dire che le indennità, in generale, sono un sistema di libertà e di autonomia della politica, ai sensi della Costituzione più bella del mondo. Mi raccomando, non si può predicare la Costituzione, i suoi elementi fondanti e poi dimenticare che esiste l’articolo 69, che dice: attenzione, per garantire la libertà dei politici, la loro autonomia sia stabilito un sistema di indennità, perché se non ce l’hanno sono più assoggettabili alle lusinghe del potere nella sua dimensione deviata. Scrive così il Costituente. Quelli su cui noi continuamente accendiamo riflessioni giustamente entusiaste per averli avuti, a cui dedichiamo le strade, a cui dedichiamo i monumenti. È così.
Poi, a un certo punto, cosa accade, in particolare tra il 2011 e il 2012? Vi fornisco i fatti perché io c’ero. Accade che in alcuni Consigli regionali, come spesso accade, eccedendo e trasformando la loro funzione in una funzione che aveva un atteggiarsi disonorevole, disdicevole… Vi ricorderò le mutande verdi in Piemonte, i saggi non propriamente dedicati all’attività politica in Lombardia, nella Regione Lazio, in quel periodo in cui le Regioni diedero pessima prova di sé, ma non la Puglia, Regione dove tutti i gruppi politici di maggioranza e opposizione avevano osservato il Regolamento sulla spesa. Però, quando comincia, comincia e riguarda tutti e si cominciò a chiedere una revisione del sistema delle indennità.
A me dispiace dover dire delle cose che possono essere spiacevoli per alcuni, però è amore della verità. Anche la Puglia doveva adeguarsi a tutto questo. Il Consiglio regionale della Puglia decide di riunirsi in anticipo rispetto alla decisione della Conferenza Stato-Regioni. Perché questo? Perché? Si vocifera – a Roma siamo andati e abbiamo sentito – che probabilmente nella legge, nell’intesa Stato-Regioni andranno giù molto duro. Siccome andranno giù molto duro e toglieranno anche il trattamento di fine mandato, noi, non per virtù, ma per un senso di salvaguardia di se stessi, noi, i capi di quella legislatura, dicemmo: “Giochiamo d’anticipo. Noi, con legge, eliminiamo il trattamento di fine mandato”. Tant’è che la decisione pugliese precede la decisione della Conferenza Stato-Regioni. “Noi giochiamo d’anticipo, consolidiamo il diritto che abbiamo già conseguito e quindi il diritto di ottenere, di prendere, di essere liquidati, il trattamento di fine mandato, sicché, qualora dovesse intervenire la decisione che vengono eliminate con valore addirittura retroattivo (perché si vociferava questo) noi abbiamo già avuto l’accertamento del diritto nonché la liquidazione, e quindi nessuno ci potrà toccare”. Questo era il ragionamento. E si ricorderanno tutti i colleghi che erano presenti e li chiamo ad essere testimoni, perché così andò.
Io rivendico il fatto che quei colleghi poi hanno riscosso l’indennità di fine mandato.
Arrivo a spiegarlo. Tutolo un po’ lo ha accennato, però lui non c’era e ha pochi elementi.
Quando il Consiglio regionale della Puglia, ad agosto, decide e si rilasciano interviste, e le rilasciano i capi di quella legislatura, quelli che a molti di noi dissero che era meglio fare così… Allora mi devo stampare le determine dell’epoca dei capi. Rivendicando il loro diritto a ricevere il trattamento di fine mandato. I capi erano il Presidente del Consiglio regionale dell’epoca, il Presidente della Regione e il capo dell’opposizione, Palese, i quali, giustamente, si videro liquidare successivamente… Vi vorrei ricordare che c’era anche un altro sistema: si poteva prendere l’anticipazione del trattamento di fine mandato. Era possibile prendere l’anticipazione.
Poi chiesero la liquidazione del trattamento di fine mandato, che per il Presidente Introna fu 414.925,44 totali, considerando anche le anticipazioni; per il Presidente Vendola fu 198.818,44; per Rocco Palese fu 458.146,84. Lordi, ovviamente. Ripeto: legittimi.
“Amati, ma perché li stai citando? Perché tu sei un pettegolo? Perché stai citando queste persone?”. Perché io sono stato educato così. Trovo intollerabile che si pianga con le lacrime degli altri, la gente che sta male, mentre ci si assicura di far ridere il proprio conto corrente. Lo trovo intollerabile. È una divergenza tra il dire e il fare che, al cospetto degli amministratori pubblici, non è propriamente inseribile nel concetto di svolgimento della funzione con disciplina ed onore. Perché per me la disciplina è onore e anche verità.
Quindi, ricostruzioni di comodo manipolando la verità non sono accettabili. Se c’è qualcosa che abbiamo fatto male in questo periodo, per la verità sempre relativamente, ero impegnato sui bambini SMA, che era una questione che mi coinvolgeva di più, era vedere queste interviste fatte di ipocrisia. Piangere con le lacrime degli altri. Diceva Francesco De Sanctis, noto critico letterario, “Io ammiro le lacrime delle cose, non le lacrime vostre. Le lacrime delle cose”. Era il senso della realtà.
Questi sono i fatti. La Puglia quando arrivò l’intesa Stato-Regioni, dopo, disse: “Oh perbacco. Noi l’abbiamo lasciata l’indennità. Ormai è cosa fatta. Al prossimo appuntamento la reintrodurremo”. Le altre Regioni, nel frattempo, siccome avevano atteso l’intesa Stato-Regioni, non ebbero la necessità di eliminarle. Qui si disse: “Prima o poi la ripristineremo”. Ci dissero così. Noi eravamo le reclute. Ci dissero: “Prima o poi sarà ripristinata perché l’articolo 69 della Costituzione dice che le indennità sono un sistema di libertà e di autonomia della politica”. Ci dissero queste cose. Si provò, lo ha detto la collega Laricchia e ovviamente lo ha detto ai fini della sua ricostruzione speculativa. Io la capisco. Io non sono un neuroscienziato, però non ci vuole molto a capire che molto è all’interno anche di una dinamica politica legittima, però non voglio aprire una discussione su questo, ci mancherebbe altro. Si può anche nella scorsa legislatura. Sta sui giornali. I giornali dicono: “Presenteranno un ripristino del trattamento…”. Andate su Google. La rete non dimentica, si dice così. Benissimo. La rete non dimentica, ma non dimentica per nessuno.
Ci furono articoli che lasciavano presagire che di lì a un attimo sarebbe accaduto qualcosa e si retrocesse. Poi, quando si è trovata l’unanimità, e qui voglio dire che il Gruppo dei 5 Stelle, parlo dei quattro, per intenderci, ovviamente loro hanno compiuto un percorso, e lo dico veramente con grande serietà e serenità, un percorso che li ha portati rispetto a quando entrarono anche a comprendere meglio che cosa significa la vita e la vita politica, cioè il fatto che hanno rivisto le posizioni è il segno di una maturità, non è il segno di un’incoerenza. Anche i rivoluzionari francesi partirono decapitando Lavoisier, però dopo si resero conto che avevano decapitato Lavoisier, cioè uno dei più grandi scienziati sono perché Marat aveva chiesto l’iscrizione all’Accademia delle scienze su un esperimento improbabile e Lavoisier aveva negato l’iscrizione all’Accademia delle scienze e andò al patibolo per questo motivo.
Il Movimento 5 Stelle per un lungo periodo è stato Marat. Adesso non lo è più, quindi è una cosa buona. Si è atteso che ci fosse la convergenza unanime del Consiglio regionale per ripristinare l’indennità di fine mandato, che è un sistema di libertà e di autonomia della politica, perché non si potrà… Vi avverto, quando si dice che c’è la crisi della politica io ricordo sempre che la politica siamo noi. Se c’è la crisi della politica vuol dire che siamo noi in crisi, non un altro, uno che sta fuori di noi. Tutte queste vicende contribuiscono a dire che c’è la crisi della politica. La politica non ha autorevolezza, perché la politica non riesce a garantire la sua libertà e la sua autonomia, che è una preoccupazione per i cittadini. Io mi rendo conto che è un discorso che ha la sua complessità, non è un discorso che si può fare in un comizio, non acchiappa like, però in certi momenti anche i discorsi che non acchiappano i like, colleghi, servono. Non acchiappa like, non fa nulla, è difficile, non va a colpire la pancia delle persone, non va ad assecondare… Mi rendo conto, però qualcuno lo deve dire. Lo dobbiamo dire. Io lo dico anche a difesa di tutti i colleghi del Consiglio, perché io sono orgoglioso di sedere nel Consiglio regionale della Puglia. Io mi emoziono ogni volta che entro in quest’Aula, nonostante entri da diversi anni perché ho avuto questa fortuna, di rappresentare i cittadini, quindi lo dico per rappresentare tutti. Sono intervenuto con molta serenità perché l’interesse per i principi per me è fondamentale, il disinteresse anche per il denaro, come vi ho detto, mi ha imposto di dire la mia, mantenendo la serenità, ovviamente, per capire ogni esito, magari anche collaborando, partecipando e mettendo a verbale una coerenza che costa tanto, è vero, perché intervenire costa, però paga. Paga tardi, ma paga. Ora costa tanto, ma paga. È accaduto a tanti. Le leggi servono a rendere morale la morale, collega Laricchia. Lei evoca la morale. La morale non è la sua, non è la mia. Sono le leggi che servono a rendere morale la morale. Fuori dalle leggi, e qui ci sono le leggi, la morale diventa moralismo che si ciba di un concetto di superiorità morale, appunto, che di per sé è immorale. Imporre la modalità propria fuori dalle leggi è immorale.
Si tenga conto, inoltre, che il moralismo è di solito inversamente proporzionale alla morale, per cui le virtù pubbliche servono solo a nascondere eventualmente i vizi privati. Questo lo dico a conclusione del mio intervento, perché è fondamentale che in questo momento, al di là di tutto quello che si è detto e si è udito, che va bene… Va bene tutto, io sono sereno, sono anche alleggerito, così questa pagina la togliamo da davanti e pensiamo a convocare tante riunioni sugli argomenti di merito. Il numero di riunioni a cui io sono stato convocato su questo argomento non è paragonabile al numero di riunioni a cui sono stato convocato con argomenti ben più importanti. Stiamo nell’ordine di 10 a 0,1: spaventoso, spaventoso. Le richieste di opinioni su questo argomento stanno nel rapporto di 10 a 0,1 su opinioni che possono riguardare le malattie rare, il sequenziamento dell’esoma, la diagnosi precoce… Mi hanno chiamato in pochi, per quanto io riconosca assieme ai colleghi di aver fatto tanto. Però lo so, è così, è la vita politica, è fatta di asprezza, di durezza, di gioco delle parti, è così. Non siamo le prime vittime, non siamo i primi carnefici, siamo vittime e carnefici insieme.
In realtà, questa pagina è stata anche una pagina interessante, perché ci ha fatto capire e mettere a punto alcune cose. E alla fine di tutta questa storia sapete cosa è bello? Che abbiamo avuto l’opportunità di riflettere sui princìpi. Poi ognuno manterrà la sua posizione, chi dirà “è stato merito mio”, “no, merito tuo? merito mio!”, però alla fine queste sono cose che volano, sono gas, non si colgono più, nessuno le coglierà più fra qualche minuto. Alla fine, quello che resterà è che noi abbiamo avuto l’opportunità di riflettere ancora una volta sui princìpi e avremo portato nel deposito del nostro essere uomini magari qualcosa in più, grazie anche a questa vicenda che francamente è una vicenda che abbiamo vissuto anche con tutta la tensione che tutto quello che si è riversato addosso al Consiglio comunale ha evidentemente generato.
Ci tenevo perché i fatti contano di più delle suggestioni”.