Brindisi turistica: abbiate pietà, sentite Amati, basta prendere in giro i cittadini
BRINDISI – Brindisi non ha villaggi turistici, non ha masserie, ha pochi alberghi e nessuno di lusso, registra poche presenze e arrivi (soprattutto se rapportati alla sussistenza di un set di infrastrutture di prim’ordine). Insomma, non è una città turistica e non lo è mai stata.
In campagna elettorale Rossi aveva promesso che al termine dei 5 anni di Amministrazione si sarebbero triplicate le presenze turistiche in città. Non è avvenuto (non solo per il Covid) e non avverrà. Non è avvenuto perché non è stato fatto nulla in questa direzione.
Adesso ci sta provando una professionista del settore, ovvero Emma Taveri, ma senza una visione complessiva di città (che questa Amministrazione dopo tre anni ancora non possiede), accade quello che il Consigliere regionale Amati qualche tempo fa tratteggiò in un’intervista.
“Ci sono due tipi di turismo: quello in cui i turisti siamo noi e quello in cui lo sono gli altri”, disse acutamente Amati. Ecco, a Brindisi siamo alla fase in cui si costruisce un’offerta per noi, e nemmeno si riesce ancora.
Dopo tre anni di Amministrazione, è chiaro che non si traguarderà l’approvazione di un nuovo Pug che tanto servirebbe alla città per ridisegnare il proprio modello di sviluppo socio-economico. Certo, esistono le varianti puntuali, ma oltre ad annunciare la volontà di realizzare un paio di spiagge pubbliche, non c’è niente altro. A meno che non si creda che un nuovo palazzetto crei sul serio turismo. Ma è possibile che qualcuno ci creda davvero, perché da queste parti, in fondo, quasi nessuno sa cosa sia realmente il turismo. Basterebbe citofonare alla voce Carovigno. Oppure rifarsi sempre all’illuminante intervista del Consigliere Amati.
“In Valle d’Itria – spiegava Amati – il turismo è industria pesante e noi non siamo turisti, ma lavoratori del turismo. Faccio un esempio: il 10 agosto del 2000 il consiglio comunale di Fasano, io ero assessore, approvava 32 varianti puntuali al piano regolatore che hanno reso possibili gli attuali resort della Valle d’Itria allargata. Ecco cosa intendo per industria pesante, anche perché lì accanto ci sono poi strade, depuratori. Vogliamo fare tutto questo? O vogliamo province turistiche in cui turisti siamo noi? Io stesso, che sono in Regione, mi preoccuperei di dire che dobbiamo agevolare il vero sviluppo, il turismo come industria pesante. Basta andare sul sito di PugliaSviluppo: i bandi ci sono, nella programmazione regionale le risorse non mancano. Ma il turismo richiede la volontà politica dei Comuni che intendono fare ricettività di altissima qualità, la volontà della Regione di finanziare e la volontà degli investitori. Quando un imprenditore presenterà una proposta si dirà di no perché l’unico turismo che ci piace è quello in cui i turisti siamo noi? Il punto è che non appena c’è un problema legato allo sviluppo, diciamo che tutto si risolve col turismo, come se fosse un ambito produttivo che prevede come uniche infrastrutture il cielo stellato e un ombrello in caso di pioggia”.
Voi ce lo vedete l’assessore Borri predisporre 32 varianti puntuali? La risposta è no, pertanto sarebbe forse opportuno essere realisti e sinceri con i cittadini e smetterla di buttarla in caciara osteggiando lo sviluppo industriale e portuale promettendo al contempo nuovi modelli turistici basati sul turismo. L’unica idea visibile di città è quella che conduce alla decrescita felice. Altro non abbiamo scorto. Se non la volontà di diventare turisti di noi stessi. Che già sarebbe qualcosa, a riuscirci.