BRINDISI – La consigliera regionale Laricchia si scaglia contro il bando Arpal.
“Non si può restare indifferenti dopo aver letto delle modalità con cui si è proceduto all’espletamento delle prove concorsuali dell’Arpal Puglia. In tanti hanno segnalato la banca dati non pubblicata; la presenza di materie non contemplate nel bando di gara (logica, informatica e inglese) e l’assenza delle materie specifiche di diritto previste dal bando (questo è falso perché almeno 1/3 delle domande verteva sul diritto, ndr); codice a barre aventi la medesima stringa alfanumerica identificativa e univoca su quali sono state sollevate perplessità sulle modalità di riconoscimento. Per non parlare poi di alcune delle domande dei test preselettvi che, come letto sulla stampa, andavano dai doppiatori di Toy Story all’attore che interpreta Don Matteo. Per fare la massima chiarezza su queste segnalazioni ho chiesto di audire in VI Commissione Lavoro e Formazione il Direttore Generale dell’Arpal Massimo Cassano e l’Assessore alla Formazione e Lavoro Sebastiano Leo”. È quanto annuncia la consigliera del M5S Antonella Laricchia.
“Abbiamo letto – continua Laricchia – che per il direttore generale dell’Arpal Massimo Cassano va tutto bene e le domande attinenti ai profili per cui ci si è candidati saranno fatte nelle prove successive. Peccato che chi non ha mai visto Toy Story rischia di non accedere alla prova selettiva, pur possedendo magari le competenze richieste per i profili a cui ci si è candidati. Oltre a questo sono diverse le incongruenze registrate: ad esempio il fatto che ogni commissione abbia deciso in maniera autonoma se prevedere accanto al test composto da 30 domande ulteriori domande di riserva Molti hanno chiesto alla commissione la verbalizzazione delle incongruenze rilevate, e anche qui si è proceduto in maniera diversa da commissione a commissione: ad alcuni questa possibilità è stata concessa, ad altri negata. Parliamo di assunzioni per un servizio pubblico strategico, per cui serve la massima chiarezza. Per questo voglio sapere cosa intenda fare la Regione dopo tutte le segnalazioni arrivate. Non si può far finta finta che vada tutto bene”.
Alla consigliera facciamo presente che Arpal ha indetto bandi di concorso per individuare – tra i tanti profili – 30 specialisti in comunicazione e rapporti con i media.
Cosa devono fare queste figure? Curare i social, fare rassegna stampa e campagne di comunicazione, occuparsi della newsletter. Praticamente quello che fanno i giornalisti, ai quali il bando non era specificatamente dedicato.
Dopo la prova preselettiva si sono scatenate le proteste perché le domande attitudinali non vertevano esclusivamente sulle materie di studio ma su quello che realmente servirebbe per ricoprire quel ruolo, ovvero cultura generale, logica, informatica, inglese (e anche diritto, che non mancava di certo occupando 1/3 delle domande).
La stortura, semmai, è che abbiano ritagliato un bando di concorso su misura di profili che nulla c’entrano con la comunicazione. Basare tutto il concorso su diritto amministrativo, diritto del lavoro, leggi sulla Privacy e compagnia cantante è semplicemente inappropriato, quasi quanto la polemica divampata.