BRINDISI – Caro Riccardo Rossi, presidente della Provincia di Brindisi,
alla luce della sentenza del Consiglio di Stato riportata oggi dalla stampa e che attribuisce ad Enichem ogni responsabilità sull’inquinamento industriale nel sito di Micorosa, escludendo dunque qualsiasi responsabilità per la società proprietaria dell’area, della quale io ero socio, ritengo sia giunto il momento di tirare le somme e invitarla a fare qualche riflessione.
Prima ancora che lei diventasse sindaco di Brindisi e poi presidente dell’Amministrazione provinciale, io ricoprivo quest’ultimo incarico, al vertice della Provincia di Brindisi, che all’epoca era determinato dalla volontà popolare con il voto.
Lei in quel periodo rivestiva i panni dell’opposizione in Consiglio comunale e vestiva le magliette nere degli ambientalisti nel Consiglio provinciale.
Ricordo bene i suoi “rumorosi” interventi dallo spazio riservato al pubblico, durante i quali verbalmente o con l’esposizione di cartelli e magliette con scritte offensive, attaccava la mia persona e il mio operato, facendo intendere che avessi scelto di compiere quel percorso politico con il solo obiettivo di poter favorire i miei affari e quelli delle aziende alle quali mi accusava (pubblicamente e rumorosamente) di essere legato.
Aveva coniato il “simpatico” slogan “Ferrarenel”, tentando di far passare la sponsorizzazione della società elettrica a quella che all’epoca era la mia squadra di basket come un tacito accordo per favorire da parte mia gli insediamenti industriali e la Centrale di Cerano. Si sbagliava, caro Rossi, perché sono stato l’unico a chiedere un risarcimento da 500 milioni di euro ad Enel e quella mia scelta è tuttora alla base dei procedimenti giudiziari per l’inquinamento del nostro territorio con il carbone. Dunque si sbagliava.
Mi accusava di essere un affarista, come se facessi il presidente della Provincia, sfruttando amicizie e connivenze, per pilotare appalti nell’interesse delle mie aziende. Ma, come avrà sicuramente avuto modo di verificare, non ho mai acquisito un solo appalto pubblico nella provincia che ho amministrato. Mai. Dunque si è sbagliato per la seconda volta.
La terza “fissa” che aveva (sempre pubblicamente, sempre sollecitando articoli di testate giornalistiche che riportavano le sue illazioni) era quella relativa appunto ai fanghi di Micorosa, prodotti negli anni dal Petrolchimico e che secondo lei invece erano imputabili alla società che aveva acquisito quel sito e della quale io ero un semplice socio. “Ferrarese è responsabile dell’inquinamento e vuole evitare di pagare sfruttando il suo ruolo”, sbraitava. Dunque si è sbagliato per la terza volta, Rossi. Non lo dico io ma il Consiglio di Stato.
Vede, caro presidente della Provincia, il nostro percorso nel frattempo è stato inverso: lei, cavalcando le sue battaglie ambientaliste (anche quella contro di me) è arrivato dove probabilmente voleva arrivare. Fa il sindaco, fa il presidente, i miei complimenti.
Io ho scelto invece, da tempo, di chiudere con la politica e di dedicarmi alle mie attività imprenditoriali. Per questo, al contrario di lei che evidentemente anche urlando “Ferrarenel” ha proseguito nella sua scalata verso quella poltrona che occupavo, io in questo momento ho la serenità di ricordarle tutto questo senza alcuna ambizione politica. Non voglio certo la sua scrivania, Rossi. Né altre. Ma solo per dovere di verità.
E allora, caro presidente, non è possibile certo cancellare gli anni in cui quotidianamente sono stato fatto passare per un affarista spregiudicato, quando invece avevo messo in secondo piano persino gli interessi delle mie aziende per fornire il mio modesto contributo a questa terra. Ma almeno assuma la pubblica consapevolezza di aver sbagliato totalmente nei miei confronti: siederebbe forse più serenamente su quella poltrona dalla quale pensava che si gestissero affari piuttosto che il destino di questa Provincia. Che è stato il mio unico cruccio.
Post Massimo Ferrarese