BRINDISI – Questa nuova retorica secondo la quale nessuno vuole fare il sindaco perché 4-5-6-7.000 euro lordi sono troppo pochi, non convince. È vero che un sindaco non dovrebbe percepire la metà di un consigliere regionale (semmai il problema è lo stipendio di quest’ultimo), ma da qui a vedere quell’onorario come un deterrente ce ne passa…
Restando a Brindisi, non si ricordano poi così tanti sindaci che prima di salire a Palazzo di Città percepivano uno stipendio più alto. Anzi.
Quello di sindaco va considerato un onorario da benestante, soprattutto al giorno d’oggi. E se qualche ricco vuole fare il sindaco, vorrà dire che sarà mosso da spirito di servizio, passione, volontà di restituire qualcosa di quello che ha ricevuto dalla comunità. Non necessariamente deve essere uno sfaccendato o un criminale.
Anche la storia della paura degli avvisi di garanzia regge fino a un certo punto: gli abusi d’ufficio (che per un sindaco equivalgono a una multa per divieto di sosta per un automobilista) non portano quasi mai a una condanna e se non si agisce con dolo o colpa grave, non ci si rimette nulla di tasca propria.
Il tema più credibile tra quelli utilizzati, allora, è quello squisitamente politico delle carenze di organico e dei bilanci disastrati, perché lavorare con uno-due funzionari per ufficio e gestire un ente in deficit finanziario (un Comune su otto si trova in dissesto o predissesto) espone a pressioni enormi da parte della cittadinanza, che giustamente reclama servizi e utilizza il sindaco come parafulmine per le proprie frustrazioni e necessità.
Ecco allora che esempi virtuosi come quello del segretario Dem Letta che ha rinunciato alle proprie entrate, del Premier Draghi che non percepisce lo stipendio o della sindaca di Andria che se l’è decurtato del 20% restituiscono onore, romanticismo e la giusta dimensione alla politica, dove darsi viene prima che ricevere.