Quanto è dura per i ragazzi: come gestire il post Covid
Al riparo dalle conseguenze fisiche provocate dal Coronavirus, bambini e adolescenti stanno però subendo quelle psicologiche, soprattutto a causa delle chiusure delle scuole e del conseguente isolamento sociale che ciò comporta.
Il lungo isolamento infatti non sta facendo altro che favorire l’esplosione di quei disturbi che probabilmente a lungo erano rimasti celati.
Va ad esempio compreso che per i ragazzi la didattica a distanza, così come lo smart working per gli adulti, necessita di funzioni cognitive diverse rispetto a quelle che normalmente si attivano nelle situazioni scolastiche in presenza. Per questo, per loro è stato necessario riadattarsi con strumenti tecnologici, portandoli ad una condizione di stress negativo che provoca, inevitabilmente, stanchezza emotiva.
Esiste dunque un altro lato oscuro del Covid, che innesca una seconda epidemia: ansia, depressione, calo dell’autostima, della concentrazione, per non parlare delle difficoltà nell’apprendimento, soprattutto in quei bambini che nei primi anni delle elementari avrebbero dovuto creare le fondamenta per il loro futuro didattico e invece, oggi, quasi al concludersi del secondo anno scolastico di DAD, si ritrovano spaesati e disorientati, con l’ansia al pensiero di dovere incrociare di nuovo dal vivo lo sguardo della propria maestra, con il terrore di non essere all’altezza di poter affrontare verifiche ed interrogazioni in luogo diverso dalla propria cameretta.
Separati dai compagni e senza la scuola in presenza a fare da ammortizzatore di stress e disagi e che permetteva di costruire relazioni positive in un contesto con una valenza educativa, i ragazzi spesso hanno trascorso le ore a chattare, giocare ai videogames ma anche solo a fissare il soffitto. Sono aumentati i problemi di sonno, ansia, irritabilità, che in alcuni casi è sfociata in aggressività verso i genitori e se stessi. Sono infatti aumentati notevolmente in tutta Italia, da ottobre, gli accessi in Pronto Soccorso, in particolare per tentativi di suicidio o atti di autolesionismo, ad esempio con dei tagli sul corpo.
Certamente tutto questo non nasce all’improvviso: studi dimostrano che il disagio mentale giovanile covasse prima del Covid, ma sicuramente questa situazione ha contributo all’esplosione del bubbone. Inoltre, l’onda lunga di questi disagi o disturbi nei ragazzi ci accompagnerà anche finita l’emergenza, per cui è importante agire, investendo sulla loro salute mentale. Finita l’emergenza, infatti, ci vorrà del tempo prima che possano abituarsi nuovamente alle interazioni umane e ad uscire da casa, diventata ormai per loro una vera comfort zone.
Per superare questo periodo, è indispensabile evitare di chiudersi nella propria camera, in attesa che tutto finisca, magari ponendosi dei piccoli obiettivi e dandosi dei piccoli compiti nel corso della giornata, creando una nuova routine senza farsi schiacciare dal tempo, dall’ansia e dai bombardamenti del flusso continuo di notizie sulla pandemia, ed è importante credere in maniera ottimistica che sarà possibile un nuovo inizio, anche con l’aiuto di specialisti se necessario, affinché possano offrire il sostegno necessario e fornire nuovi strumenti per fronteggiare queste situazioni.
D.ssa Viviana Guadalupi, Psicologa-Pisicoterapeuta