BRINDISI – Il Consigliere regionale Fabiano Amati è persona sempre disponibile con i giornalisti, a patto che lo si interroghi esclusivamente sulle tematiche, o meglio, sulle possibili soluzioni alle problematiche. Il resto gli dà noia. E ne servirebbero molti di più, a Brindisi, di politici tediati dai riposizionamenti politici, in una città nella quale si parla solo di potere (sostantivo) e di gossip di bassa lega.
Il momento è particolarmente delicato e decisivo per il futuro del capoluogo messapico, del quale Amati finalmente – al netto di quello che possa pensare qualche geloso – si sta occupando con costanza. E la prima domanda al Consigliere regionale non poteva che vertere sulle vicende portuali, attorno alle quali si alimentano e schiantano schizofrenicamente, a giorni alterni, le maggiori e più concrete speranze di sviluppo della città.
Avvocato, Brindisi è cronicamente intrappolata nelle maglie di veti incrociati tra enti e magistratura. Solo nelle ultime ore abbiamo appreso di una Soprintendenza che richiedeva, a fronte del placet sulla vasca di colmata, lo smantellamento della nuova zona franca doganale di Capobianco; del rilancio del no del Sindaco Rossi sull’investimento di Edison; del nuovo intervento della Procura di Brindisi rispetto alla possibilità di realizzare la tanto agognata stazione marittima della quale Brindisi è ancora vergognosamente sprovvista. Come se ne esce?
“Se ne esce prendendo atto che l’opinione politica non può superare le leggi per via del principio di legalità formale e ciò vale per il Sindaco, per la Soprintendenza e per l’ufficio del pubblico ministero. Nel caso del Sindaco che chiede la Via per Edison, se la stessa ci voglia o meno è stabilito da una direttiva comunitaria recepita da una legge statale”.
Ma è da intendersi come una furbata da parte di Edison il fatto di aver previsto un deposito di poco inferiore rispetto al limite fissato dalla legge oltre il quale è necessario l’assoggettamento alla Via?
“Non accedo a questo tipo di provocazioni, attribuendo furberie, perché la tecnica consiste nel fatto di dotarsi di condizioni coerenti con le leggi. Faccio un esempio: se un treno può viaggiare a velocità X ed io pur avendo il locomotore capace di trainare il treno a velocità superiore ho l’obbligo di tenerlo sotto la soglia della velocità X indicata, quella non è furberia, quella è osservanza della legge. Il problema è che il principio di legalità formale non viene recepito molto facilmente, perché è un principio democratico. Purtroppo c’è ancora una educazione totalitaria diffusa che predilige il principio di legalità sostanziale, ovvero legge è ciò che dico io. Non a caso quando Hitler e Stalin prendono il potere, la prima cosa che fanno è quella di modificare il principio di legalità formale in legalità sostanziale. Tant’è che si disse: reato è ciò che vìola il sano sentimento del popolo tedesco, che significa appunto il sano sentimento mio, cioè di chi comanda. Per evitare questo, le democrazie imposero il principio di legalità formale, che fa affidamento su ciò che è scritto nelle leggi. Anche l’interpretazione della legge è soggetta ai canoni di interpretazione che sono stabiliti da una legge”.
Seguendola nel suo ragionamento, se un Consiglio di Stato si pronuncia, si deve eseguire quella sentenza o no?
“Non c’è dubbio che sì, però in materia penale vi è un altro principio che dice che il giudice penale può disapplicare il provvedimento amministrativo ritenuto illegittimo. Ora, è chiaro che alla fine ci sarà un giudice, e non l’ufficio del pubblico ministero, che eventualmente dirà che l’atto amministrativo andrà disapplicato o meno. Certo, la disapplicazione della giurisdizione speciale amministrativa da parte di un giudice penale è un’eccezione, ma è sempre un giudice che lo deve dire, non un pubblico ministero. Nel caso specifico del terminal passeggeri, c’è anche un giudicato (uno di proscioglimento e uno di non luogo a procedere, ndr) e se si dovesse trattare degli stessi fatti, c’è un problema di cosa giudicata e c’è un problema di ‘ne bis in idem’; anche questo è scritto nelle leggi. Il cortocircuito c’è quando l’opinione politica oppure il punto di vista di una parte del processo, per esempio l’ufficio del pubblico ministero, ritengono di avere prevalenza rispetto alle leggi amministrative o alle sentenze del giudicante”.
Riguardo Edison, davanti a un ‘no’ reiterato del Sindaco, eletto democraticamente dai cittadini, sarebbe corretto che la multinazionale togliesse il disturbo?
“La volontà popolare si forma attraverso i consigli comunali, che non hanno detto di no ad Edison”.
Però esistono anche le pratiche dilatorie…
“Quello è un fare patologico dell’attività politica, che peraltro, se davvero messo in atto, rappresenterebbe un reato, ovvero quello di abuso d’ufficio. Però io non voglio credere che sia questo il caso. Le leggi dicono che la volontà popolare si forma in Consiglio comunale, e quello di Brindisi, fino a prova contraria, non ha espresso volontà contraria rispetto al deposito di Edison. Poi magari su grandi temi rilevanti, non è competente neppure il Consiglio comunale, perché vengono prima l’Italia e l’Europa. E invece assistiamo al dilagare del sovranismo condominiale; altro che Salvini. Quel deposito serve a noi ambientalisti”.
Contrade. È piuttosto peculiare come la dirigente Carrozzo avesse affermato tempo addietro la fattibilità tecnica della variante al Piano regolatore generale per poi esprimere un parere tecnico negativo sulla mozione dei consiglieri di opposizione che recepivano pedissequamente quel giudizio favorevole espresso dalla dirigente nei mesi scorsi. A questo si aggiunga che l’Assessore Borri ha dato degli ignoranti a tutti coloro i quali hanno affermato che fosse possibile una soluzione urbanistica, e quindi giurisprudenziale, piuttosto che percorrere l’unica strada possibile ad avviso dello stesso Borri, ovvero la variante di recupero incardinata in un procedimento disciplinato da leggi ministeriali – a dire del professore – inviolabili. Che idea si è fatto di questa vicenda kafkiana?
“Anche qui ci sono le leggi. Ha detto bene la dirigente quando ha sostenuto che si può fare una variante allo strumento urbanistico. In realtà, si deve fare. Rispetto al parere tecnico negativo preceduto da aperture tecniche della stessa dirigente, lei mi chiede di esprimere un giudizio su questa vicenda ma io non sono uno psicanalista. A stento ho competenze giuridiche. Le leggi dicono che la dirigente ha detto bene in quella occasione in cui ha detto che era possibile la variante urbanistica”.
Da tempo batte sul tasto della trasformazione dell’ex Ospedale Di Summa in Pta. I tempi?
“Stanno per avviare la progettazione sul Di Summa per trasformarlo in Pta e ospedale di comunità. È una grande battaglia di salute perché ciò consentirà di alleggerire il carico sull’ospedale Perrino, che deve essere un ospedale di secondo livello per le malattie ad alta complessità”.