BRINDISI – Anche questa volta sarò costretto a sostenere un processo per dimostrare quanto siano infamanti e grottesche le accuse nei miei confronti.
Nessuno dimentica ciò che avvenne a Brindisi a Natale del 2014 quando la ditta Ladisa – che effettuava il servizio-mensa scolastica – comunicò che il successivo 7 gennaio non avrebbe ripreso il servizio in quanto aveva perso la nuova gara d’appalto davanti ai giudici del Consiglio di Stato.
Chiedemmo in ogni modo di non penalizzare i bambini di Brindisi, effettuando il servizio fino al subentro della nuova ditta, ma non ci fu verso. Da qui la decisione mia e della Giunta comunale di approvare una delibera per denunciare la ditta Ladisa all’Anac per interruzione di un servizio essenziale.
Guarda caso, il giorno dopo la Ladisa decide di presentare una denuncia-querela nei miei confronti, ma si limita a parlare di diffamazione, non facendo alcun cenno al contenuto dei nostri due incontri avvenuti a ottobre ed a dicembre del 2014.
I legali di Ladisa fanno trascorrere altri cinque mesi prima di dire che io avrei chiesto un contributo per il calcio (e non “mazzette” o “Tangenti” per me, tanto per intenderci…), assunzioni (ma non ha saputo indicare alcun nome che io avrei fatto) e una “raccomandazione” per un costruttore brindisino. Tra l’altro, fa questo nome solo dopo che la ditta vincitrice della gara d’appalto aveva annunciato sulla stampa chi avrebbe costruito il centro cottura utilizzando proprio questo costruttore (magari Ladisa prima di quel momento non sapeva neanche della sua esistenza…). E tutto questo – si badi bene – in un incontro avvenuto senza la presenza di alcun testimone (come ammette lo stesso Ladisa!!!). Ci si basa, insomma, su quello che Ladisa avrebbe riferito al suo autista, a suo fratello e ad un suo socio in affari.
E’ sin troppo evidente che ci troviamo di fronte ad un gesto di ritorsione per non aver annullato la gara (come aveva chiesto Ladisa) che li aveva visti soccombenti. In sostanza, io da sindaco, avrei dovuto ignorare una sentenza del Consiglio di Stato!
Sono certo che sarà sufficiente, per i giudici, mettere i tasselli uno dietro l’altro per stabilire la mia totale estraneità da queste accuse infamanti.
Purtroppo dovrò attendere i tempi della giustizia. Ancora una volta.
P.S.: Anche in questa occasione abbiamo potuto constatare che ci sono giornalisti capaci, giornalisti incapaci e giornalisti in malafede. I giornalisti capaci sono quelli che, prima di scrivere, leggono le “carte” e si ricordano che in un processo non esiste solo la pubblica accusa ma anche la difesa. I giornalisti incapaci sono quelli “copiano” la notizia da chi l’ha pubblicata prima di loro e non si preoccupano di stabilire se contiene notizie giuste o sbagliate. E poi ci sono i giornalisti in malafede. Si tratta di quelli che sparano la notizia di “tangenti”, “mazzette”, omettendo di dire che nulla di tutto ciò è accaduto e che anche lo stesso accusatore si limita a dire che si trattava della richiesta di un contributo per la squadra di calcio della città (peraltro mai chiesto a Ladisa dal sottoscritto!) e non di soldi destinati a me. Magari sono gli stessi giornalisti che hanno liquidato con qualche rigo la richiesta della Procura di Torino di rinviare a giudizio proprio i Ladisa per finanziamento illecito al PD e per false fatturazioni.
Infine, un piccolo particolare: la notizia della richiesta di rinvio a giudizio nei miei confronti è stata “sparata” in maniera eclatante da La Gazzetta del Mezzogiorno. E sapete chi è l’editore? I fratelli Ladisa…
Mimmo Consales