Maneskin vincono Sanremo e non è impossibile comprenderne il motivo. Un gruppo giovane, sfrontato, perfettamente inserito in questo tempo liquido, gli anni duemila della fluidità, ed il cui front-man, Damiano, non solo divora il palcoscenico, ma rappresenta al massimo l’anima del gruppo, essendo in grado di mostrarsi maschile, senza l’eccesso di un fisico esasperato, ma femminile nei tratti e nelle pose.
Vince per la prima volta nella storia una canzone rock e i motivi di questo cambio di rotta al Festival di Sanremo possono essere davvero svariati. Probabilmente la vittoria dei Maneskin è riconducibile proprio alla partecipazione al televoto da parte dei giovani che, proprio come i propri idoli musicali, non hanno più voglia di tollerare i limiti, ormai considerati eccessivamente vincolanti e che ne impediscono appieno l’espressione.
Forse canzoni così “arrabbiate” e piene di pathos non sono una novità al Festival, ma per la prima volta una canzone del genere è stata condotta dal pubblico alla vittoria, dando sfogo a quell’emozione che, probabilmente, in questo periodo è per loro preponderante. Non è un caso che Il 71% del pubblico del Festival, quest’anno, almeno nelle prime serate, sia stato composto da ragazzi tra i 15 e i 24 con un più 123% rispetto a un anno fa. I giovani, chiusi in casa ormai da mesi, hanno deciso di farsi sentire e portare alla vittoria chi maggiormente li rispecchia.
Inoltre, il desiderio di sfuggire ai limiti che viene percepito nei Maneskin (o anche in Madame, che, dopo il televoto, ha fatto un grande balzo nelle classifiche), nelle loro esibizioni e nei loro testi è il segnale di quanto sta accadendo alla società di oggi. Questi “nuovi rappresentanti” portano con loro, ognuno a loro modo, una voglia di ribellione, un desiderio di opporsi alle etichette e di non essere collocati in un genere o in una posizione specifica. I Maneskin lo fanno non solo con il look, ma anche con le canzoni, Achille Lauro, ad esempio, usa maggiormente le apparenze e le trasgressioni sul palco.
Sanremo è stato la prova lampante che, in questo momento, personaggi come i Maneskin o Achille Lauro sono amati da tutti (o quasi), al contrario, ad esempio, di un Ibrahimovic qualsiasi che, come testimonia il web che lo ha considerato eccessivamente sfrontato, di consensi ne ha raccolti ben pochi.
Dunque, ciò che mai fino a qualche anno fa avremmo ritenuto possibile, oggi è la realtà dei fatti: il maschio alpha, il duro con l’aria dell’uomo che non deve chiedere mai, ha fatto spazio ad un personaggio più fluido, non associabile a nessuna categoria. Probabilmente entrambi molto egocentrici, con la convinzione che il mondo giri attorno a loro, ma allo stesso tempo appartenenti a due universi che mai si incontreranno.
Questi ragazzi sono stati in grado di sdoganare l’idea che l’uomo, per essere tale, debba necessariamente indossare una giacca e una cravatta, ma che anzi, l’uomo, quello con la U maiuscola, può esserlo anche con un po’ di smalto sulle unghie, l’eyeliner, il mascara e perché no, un paio di tacchi. Come lo stesso Lauro si è definito: «Sono sessualmente tutto. Genericamente niente». Il rifiuto degli stereotipi sessuali regna sovrano, sono “fuori controllo” rispetto allo stile che li guida. Il mutamento sociale rapido e dinamico avvenuto nell’ultimo decennio, che ha permesso a sempre più persone di vivere più liberamente e in modo più rilassato la propria identità è rappresentato da questi artisti che mostrano appieno la loro sessualità fluida, la quale consente a chiunque di esplorare se stesso in maniera coraggiosa affinché si possa costruire un’identità su misura, nella quale sentirsi a proprio agio ed essere libero di poter esprimere qualsiasi pensiero, desiderio e fantasia.
Insomma, tutti amano i Maneskin perché “sono fuori di testa”, e se anche Orietta Berti vuole duettare con loro…
Dr.ssa Viviana Guadalupi, Psicoterapeuta