La Regione Puglia nelle scorse ore aveva chiesto di rivedere il tasso di occupazione dei posti letto, “tenendo conto nel denominatore anche dei moduli di terapia intensiva aggiuntivi allestiti dalla Protezione civile”.
Vale a dire l’aggiornamento dell’intera rete ospedaliera Covid e No Covid. È un lavoro che il dipartimento Salute sta svolgendo da almeno una settimana (propedeutico all’avvio del piano per il recupero delle liste d’attesa) e che si è concluso proprio nelle ore in cui è venuto fuori il nuovo report settimanale di ministero e Istituto superiore di sanità. La Regione proprio sabato ha ufficializzato il risultato di quell’aggiornamento: 100 posti letto in più di terapia intensiva e 100 posti letto in più nei reparti medici.
In totale ora i posti letto attivi della rete Covid salgono a 300 posti letto di terapia intensiva e a quasi 2mila di area medica. L’obiettivo era che i tassi di occupazione dei posti letto di reparti Covid potessero scendere rapidamente sotto la soglia di allarme del 30 per cento.
Cosa effettivamente avvenuta e formalizzata oggi dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, secondo la quale il 28% dei posti letto di Rianimazione è occupato da pazienti positivi al coronavirus, -2% rispetto al limite fissato dal ministero della Salute. Lo scorso 5 febbraio la percentuale di occupazione nelle Intensive della Puglia era del 37%. Il calo è dovuto anche al ricalcolo, chiesto dalla Regione Puglia, dei posti letto effettivamente attivi in questo momento.
C’era stata, infatti, una sottostima dovuta al mancato conteggio anche dei reparti mobili attivati, ad esempio, nella provincia Barletta-Andria-Trani. Proprio l’elevata occupazione dei posti letto di Intensiva non avrebbe permesso alla Puglia di passare dalla zona arancione a quella gialla.
Nell’area medica (pneumologia, malattie infettive, medicina) il tasso di occupazione è pari al 40%, in calo di un punto.
Entrambi i dati restano, però, oltre la media nazionale: in Italia infatti il tasso di occupazione dei posti letto di Intensiva è del 24%; quello di medicina Covid è del 31%.