Home Economia e lavoro Porto Su Edison abbiamo le risposte che cercavamo. Adesso tocca al Sindaco spiegare seriamente perché la città dovrebbe privarsi di questa occasione
Su Edison abbiamo le risposte che cercavamo. Adesso tocca al Sindaco spiegare seriamente perché la città dovrebbe privarsi di questa occasione
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Su Edison abbiamo le risposte che cercavamo. Adesso tocca al Sindaco spiegare seriamente perché la città dovrebbe privarsi di questa occasione

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BRINDISI – I dubbi sollevati dal Sindaco sulla localizzazione dell’impianto Edison a Costa Morena Est meritavano delle risposte, che sono arrivate tramite spiegazioni tecniche esaustive che abbiamo ricevuto. Riteniamo infatti che la cittadinanza abbia il diritto di essere informata su vantaggi e svantaggi di determinati investimenti, perché il porto non è esclusiva dell’Autorità portuale, dei ministeri e men che meno del Comune.

Veniamo dunque alle ragioni per le quali il deposito di Gnl a Costa Morena non determinerebbe una perdita di chance per la città, così come ritiene il Sindaco, ma invece una opportunità. A partire dalla valenza intrinseca dell’impianto. Ogni porto core, infatti, dovrà dotarsi entro il 2025 di tali infrastrutture di rifornimento di Gnl, e se il porto di Brindisi vuole aspirare a diventare core, come precondizione dovrà ospitare l’impianto Edison, sfruttando i traffici di rinfuse liquide come il Gnl utili anche a racimolare i numeri sufficienti per ambire a tale riconoscimento. Così come potrà ospitarlo Bari, il cui iter di insediamento sconterà tempi più lunghi in quanto nel capoluogo di regione, per realizzare un impianto di rifornimento di Gnl, si attende la realizzazione del nuovo banchinamento foraneo che potrà essere finanziato tramite il Next Generatio Eu.

Rispetto ai vantaggi auspicati, si stima che l’impatto di infrastrutture del genere produca a livello occupazionale per ogni lavoratore diretto altri 5 lavoratori indiretti. Questo perché attorno al Gnl, che è una merce catalogabile come rinfusa liquida, potrebbe ad esempio nascere una rete di distributori, dato che al momento l’unico distributore presente in zona è quello situato a Mesagne. Inoltre, il Gnl consente un risparmio energetico per l’alimentazione dell’autotrazione pari al 46%. Ciò determinerebbe dunque un vantaggio competitivo per le imprese salentine che vedrebbero abbattuti i costi del trasporto, dato che il 98% delle attività economiche locali avviene su gomma con costi elevati. Inoltre, per ognuno dei circa 100 scali annui di gasiere stimati, si genererebbe lavoro per gli operatori portuali che forniscono servizi a terra.

Andando invece a snocciolare i fattori negativi della localizzazione prescelta, per il Sindaco si configurerebbe una interferenza dell’impianto con l’infrastruttura ferroviaria presente in banchina. Suona strano però che di tale perdita di chance non ne abbia fatto menzione RFI, che avrebbe avuto tutto l’interesse a sollevare eccezioni in fase di Nulla osta di fattibilità, avendo anche la possibilità di farlo in quanto partecipante al Comitato tecnico regionale. Circa l’interferenza con altri traffici commerciali, invece, dal Nof è emerso che l’impianto non interferisce con nessuna attività a terra e per tabulas si conosce che, come già avviene a La Spezia dove è presente un deposito di Gnl, le prescrizioni dettate dalla Capitaneria di porto prevedono solo una interdizione per un raggio di 100 metri di altre attività nel momento in cui la gasiera è ormeggiata.

Ma vi è di più. Proprio l’intermodalità salentina potrebbe essere favorita dall’investimento, in quanto il Gnl può essere containerizzato e trasportato su ferro, magari tramite i camion caricati sui treni. Ciò valorizzerebbe, negli auspici dell’Autorità portuale, quei binari in banchina, perché si renderebbe sostenibile l’intermodalità legata a feeder e rotabili, forti anche della circostanza che l’asse ferroviario a breve sarà adeguato alla sagoma PC 80 dando così la stura alle autostrade viaggianti, alimentate dalla presenza di carburante più economico e di corridoi trasversali già consolidati, che determinerebbero per Brindisi un ruolo nodale all’interno del nuovo Quadrilatero del Sud immaginato dalla Svimez e dal Governo.

Vi è poi il discorso legato alla maggiore attrattività del porto rispetto ai navigli, in quanto la presenza di un impianto di rifornimento di Gnl consentirebbe a Brindisi di intercettare nuovi traffici di rotabili al momento diretti ad Ancona, ma anche di attrarre navi da crociera perché le navi che fanno rifornimento in porto tendono poi a sceglierlo anche come scalo. Accanto a questo consolidamento di traffici, la cantieristica brindisina potrebbe poi sviluppare skills ulteriori nella manutenzione dei nuovi motori a Gnl.

E veniamo adesso alle remore del Sindaco rispetto alla conflittualità dell’impianto con le potenzialità della istituenda zona franca doganale sui terreni di Enel e dell’Asi. Il Primo cittadino non ha spiegato tecnicamente questo concetto ma si è limitato a rendere pubblico questo suo timore che al momento, senza tesi a supporto, resta soggettivo. In attesa di sue spiegazioni credibili, si fa presente che la vantaggiosa distribuzione energetica di Gnl che si attiverebbe anche a favore delle imprese assume connotazioni incentivanti più che dissuasive per lo sviluppo della zfd. Tali utilities, infatti, vanno considerate aggiuntive alle già presenti condizioni di vantaggio che offrono le zone franche doganali, perché l’energia verrebbe a costare meno. Rispetto alla zona franca doganale sui terreni di Enel, che è quella sulla quale obiettivamente si può fare maggiore affidamento (la zfd dell’Asi è di soli 7 ettari e presenta problematiche da risolvere), vi è da sottolineare come, al momento, non vi siano certezze all’interno di Enel su quale sarà la strategia di valorizzazione di quei terreni e della banchina a servizio della società elettrica: potrebbero essere utilizzati da Enel Logistics per la movimentazione e la lavorazione di merci, ma potrebbero anche ospitare pannelli fotovoltaici e magari diventare parte della hydrogen valley brindisina. Pertanto, anche la banchina potrebbe essere liberata e resa pubblica, con ciò incrementando ulteriormente gli ormeggi a disposizione del porto. In entrambi i casi, però, non c’è al momento alcuno studio che attesti l’interferenza dell’investimento di Edison con eventuali attività di Enel Logistics. Ed a proposito di interferenze, un posizionamento del deposito Gnl a Capobianco come richiesto dal Sindaco, quello sì che confliggerebbe con lo sviluppo della zona franca doganale immaginata dall’Authority, dall’Agenzia delle dogane e da Cassa depositi e prestiti, che promuoverà investimenti su quella zfd in giro per il mondo, a testimonianza delle potenzialità dell’area. La banchina di Capobianco, infatti, seppure dovesse essere infrastrutturata con i fondi del Next Generation Eu e seppure avrà destinazione per attività multipurpose, è una banchina corta e non consentirebbe la coesistenza di gasiere e di altri investitori, in questo caso andando realmente a svilire le potenzialità economiche di quella zfd. A ciò, si devono aggiungere i lunghi tempi di attesa prima che la colmata di Capobianco o quella di Costa Morena (sulla quale l’Authority ha immaginato di ospitare la cantieristica o la Marina militare) possano vedere la luce e consolidarsi a dovere per ospitare attività di qualsiasi genere. Così come si deve aggiungere che per l’ormeggio di gasiere a Capobianco sarebbe necessario realizzare anche barriere soffolte all’altezza delle Pedagne che ne mitighino le correnti aumentandone quindi la sicurezza degli ormeggi.

A queste spiegazioni tecniche sulle ragioni per le quali Brindisi avrebbe la necessità di accogliere l’investimento da 100 mln di euro di Edison, ci aspettiamo che il Sindaco contrapponga altrettanto puntualmente le ragioni che lo spingono a osteggiare l’investimento a Costa Morena. Abbiamo chiesto al suo ufficio stampa la disponibilità per una intervista sull’argomento. Mappa del porto alla mano. Attendiamo fiduciosi.