Intervista al Sindaco Rossi: “Avremo un Assessore in più. Il dirigente pensava di impallinarmi. Tornando indietro non rifarei…”
BRINDISI – Sindaco, proviamo a fare un po’ di chiarezza partendo dal Consiglio comunale di ieri. Lei ha giustamente rivendicato il ripristino della legalità in molti settori, e questo è stato molto evidente, ad esempio, nella gestione dell’edilizia residenziale pubblica, ma non solo. Rilevava però il Consigliere Ciullo che sembrate alternare eccessivo rigorismo in alcuni settori ed eccessivo morbidismo in altri. Saponaro, ad esempio, parlava di 40 dipendenti della Multiservizi che hanno stipendi pari a quelli di primari dell’ospedale, ed anche il dirigente, attraverso varie note, vi ha più volte sollecitato ad effettuare un monitoraggio propedeutico alla rideterminazione di questi esosi contratti, riconducendoli ai valori del contratto collettivo nazionale. Può spiegare la sua posizione?
“Ci sono atti che dipendono direttamente dalla nostra Amministrazione: penso all’edilizia residenziale pubblica con il regolamento dell’assegnazione delle case e la graduatoria, l’assegnazione delle case secondo un contratto, la determinazione del canone; penso ai servizi sociali con i contributi a pioggia sulle malattie. Su questi settori siamo intervenuti. Dopodiché c’è un tema più complesso che riguarda invece i contratti di lavoro, e questa problematica non si risolve con un Sindaco che decide che da domani un determinato stipendio deve essere dimezzato”.
Per essere più precisi, il tema è l’attivismo: vi siete mossi da subito nella direzione della ricognizione del costo di questi stipendi?
“Ci sono stati degli incontri, anche in Confindustria, in cui si è ragionato di questo. Per abbattere i costi del personale abbiamo scelto l’incentivo all’esodo di coloro i quali erano prossimi alla pensione o avevano situazioni di patologie varie. Questo non è stato un semplice pensionamento ma va letta come una politica di incentivo, che ha prodotto un passaggio da 170 a 140 lavoratori”.
Gli stessi servizi si possono garantire anche con una pianta organica ridotta?
“Assolutamente, anche perché abbiamo assunto a tempo determinato nuovi addetti per il verde, settore che ha visto la maggior parte degli esodi. Questa operazione ha consentito una diminuzione dei costi e un recupero di efficienza. Per quanto concerne il tema del costo del lavoro, va affrontato attraverso i canali corretti, che interessano accordi da trovare tra l’Amministratore della Multiservizi e le organizzazioni sindacali: è una cosa un po’ più lunga e laboriosa di come può sembrare”.
Il Comune che ruolo assume in questo processo?
“Di indirizzo all’Amministratore che risponde agli atti di indirizzo, che sono quelli di ripristinare un corretto costo del lavoro all’interno della Multiservizi, anche se va detto che questi stipendi esosi non riguardano tutti i dipendenti, ma solo una parte. Su questa vicenda si continuerà a lavorare anche nei prossimi mesi: si tratta di un tema spinoso, che magari vedrà ricorsi in tribunale”.
Si può pensare ad un contratto di solidarietà?
“Il contratto di solidarietà si fa quando si determina uno stato di crisi, che attualmente non c’è. Qui parliamo di ricondurre la singola busta paga del dipendente ad un valore più rispondente ai valori contrattuali”.
La preoccupa la carenza di liquidità accusata dalla Multiservizi evidenziatasi nella difficoltà di retrocessione al Comune dei 500mila euro dei parcheggi?
“Sulla questione dei parcheggi, quando siamo arrivati noi tutto l’incasso andava alla Multiservizi, che retrocedeva al Comune 50mila euro, il che non poteva esistere. Dopodiché, abbiamo rimodulato il rapporto con la richiesta di 650mila euro, che poi abbiamo dovuto rivedere. Tutta la situazione che da qui si è innescata ha determinato una crisi di liquidità della Multiservizi, la quale tuttavia con le nuove norme potrà acquistare parcometri nuovi e necessari, avendo un credito di imposta che ridurrebbe di molto il costo di questi parcometri, che altrimenti sarebbero a carico del Comune che però non beneficia del credito d’imposta. Per questo stiamo pensando di ritornare al sistema precedente, che consente al Comune di ricavare la stessa cifra, così da dare alla Multiservizi la possibilità di avere la liquidità necessaria per giostrare le spese. Questo ci garantirebbe una soluzione più efficiente. Dal punto di vista dell’impatto sui conti, invece, l’operazione è neutra: anche se oggi la Multiservizi deve questi soldi al Comune, li ha comunque iscritti nel bilancio. Un conto è la competenza, quindi la scrittura dei conti economici, un altro conto è la questione della cassa. Tutto ciò, comunque, non altera in nessun modo il risultato contabile della partecipata”.
Nel mirino ci sono anche i servizi sociali. Fa specie il fatto che non solo dall’opposizione, ma anche gli ex assessori o il Movimento 5 Stelle abbiano contestato fortemente la gestione di quel settore, fino a rivolgersi alla Procura. C’è realmente qualcosa da registrare? Voi avete rivendicato il mantenimento dei posti di lavoro, ma il tema è solo mantenere tutti i posti o anche qualificare meglio la spesa?
“Per quanto riguarda i servizi sociali, abbiamo fatto operazioni molteplici, anche di risparmio. Nel senso che tra il contributo malattia, il contributo casa, la riduzione dei costi sui minori non accompaganti, c’è stato un risparmio di circa 2 milioni di euro. Molti non comprendono come funzionano i meccanismi dei servizi esternalizzati, che sono in gran parte finanziati dall’esterno da parte del Governo e della Regione. Nel bilancio di quest’anno, il costo di ciascuno di questi servizi è scorporato dalle voci: il contributo del Comune, il contributo del Governo, quello della Regione. Ad esempio, alcuni servizi sono integralmente coperti da contributi esterni. Detto questo, c’è un tema di efficienza. Noi abbiamo un progetto politico: stiamo ragionando col Comune di San Vito sulla costituzione di un consorzio che ci offrirebbe la possibilità di riconfigurare meglio il tutto, anche perché si aprirebbero una serie di opportunità. Quest’anno, infatti, scade il piano sociale di zona e non sappiamo se per la pandemia la Regione darà la proroga di un anno. Scadono tutti i servizi, che formalmente scadevano nell’aprile 2020. Prima, pertanto, non si riusciva a mettere mani, perché c’erano i capitolati d’appalto ed i servizi erano affidati. Adesso siamo nelle condizioni di riconfigurare i servizi e il nuovo piano sociale di zona, di progettare i nuovi servizi e di avere questo consorzio che ci consentirebbe di rispondere meglio alle diverse esigenze della città”.
Insomma, non si poteva fare diversamente fino ad ora… Ma questi servizi sono da considerare tutti essenziali nella stessa maniera? Perché il taglio del 20% è lineare, ma qualcuno chiedeva di potenziarne alcuni e sopprimerne altri.
“No, non sono tutti essenziali in egual misura, e infatti nella mia idea i servizi vanno riconfigurati. Parliamo di servizi che molto spesso sono nati 15 anni fa e penso che le esigenze di oggi fanno emergere situazioni e bisogni completamente differenti, pertanto ci sarà bisogno di riconfigurare gli operatori”.
Il Consigliere Serra ha parlato di un conguaglio da 5 milioni di euro previsto nel 2022 per i maggiori costi Tari: ha ragione Serra a definirla una Armageddon che si staglia all’orizzonte?
“Chiediamoci perché c’è questa situazione. La ragione è che gli impianti sono stati distrutti, sono stati sequestrati dalla magistratura e oggi paghiamo circa 300 euro per una tonnellata di organico che a volte deve essere portata anche fuori regione. Questo ha comportato una esplosione dei costi, e se qualcuno vuole addebitarla a me faccia pure, però invito tutti a non rasentare il ridicolo. Stiamo cercando di rimettere in piedi gli impianti dei rifiuti e con la Regione abbiamo stretto un accordo; che la Regione non si interessi a Brindisi è una leggenda e l’abbiamo visto in questi giorni. Ricostruire una filiera impiantistica richiede tempo. Nel frattempo lavoreremo affinché la Tari rimanga al costo attuale”.
Sulla differenziata si può fare qualcosa in più?
“Sì, anche se questo aggreverebbe i costi perché costerebbe di più smaltire l’organico. Quello che è accaduto a Brindisi sugli impianti dei rifiuti è costato milioni e milioni di euro, ma qualcuno pare esserselo dimenticato”.
Vi imputano scarsa capacità di autocritica. Facciamo così: ci indichi tre errori che non rifarebbe e ci dica se andrebbe nuovamente allo scontro con il dirigente per il milione di euro di Autigno, dato che – come avete poi fatto – bastava produrre un emendamento una volta arrivati i soldi.
“Reputo vergognoso un parere negativo su una posta di bilancio del 2021 allegata in 27 pagine di parere, rispetto alle quali non c’è nessuna azione concreta fatta dal Commissario. E’ stato dato un parere negativo, e la sera del 16 novembre a mio avviso non doveva essere negativo, ma io e il dirigente sappiamo cosa è successo la sera del 16 novembre. Poi vedremo… Il mattino dopo è stata persa una mattinata per scrivere il parere negativo. Quando è arrivato il Commissario, quali misure sono state prese su questo parere? Il milione di euro di Autigno? Forse qualcuno pensava di scrivere un parere negativo e che poi qui c’era un fesso che superava il parere negativo, andava in Consiglio comunale con il parere negativo e si faceva impallinare in quel modo”.
Tornando all’autocritica…
“L’errore più importante è stato commesso all’inizio. Già a luglio del 2018 ci siamo accorti che c’era un deficit strutturale di 10 milioni di euro. Si è cercato di raddrizzare la baracca senza passare dal piano di riequilibrio. Col senno di poi, mi rimprovero il fatto che a luglio 2018 c’era la possibilità di andare direttamente al riequilibrio. Questo ha comportato, come dice giustamente Oggiano, un bilancio 2019 con 4 milioni di euro di disavanzo; abbiamo pagato quella scelta. Poi abbiamo commesso altri errori normali, ma quello resta l’errore più grande anche se sarebbe stato molto difficile andare in riequilibrio già nel 2018 perché molti contratti erano ancora in essere. Le decisioni da prendere sarebbero state ancora più drastiche”.
Rimpasto: ci siamo?
“Siamo in 6 in Giunta in questo momento. Per la mole dei problemi e per le sfide che abbiamo davanti, la squadra di governo deve essere portata a 9 componenti. Vedremo se passeremo attraverso un azzeramento o tramite semplici innesti ma la squadra va irrobustita quanto prima”.
In chiusura, capitolo idrogeno. Che scenari ci sono per Brindisi e come valuta il progetto Prometheus?
“Riguardo Prometheus c’è una richiesta di realizzare questo impianto sui terreni Asi. Però ce ne sono altri di progetti di questo tipo, che vedono la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili, intese non solo come fotovoltaico ma anche eolico. Sono impianti che producono idrogeno da immettere nella rete Snam e mi sembra un’opzione molto interessante. C’è da costruire però un percorso, perché non esiste un impianto di produzione di idrogeno: come viene valutato, come un impianto fotovoltaico? Se è così, bisogna chiedere alla Regione di realizzarli almeno nelle aree Sin. Serve un atto d’indirizzo regionale: la volontà, sulla base del riconoscimento della bontà di questi progetti, c’è”.
Ci sono rischi da valutare? La convince l’impianto a biomasse proposto nel progetto Prometheus?
“Sinceramente il progetto della centrale a biomasse della Prometheus non l’ho visto. A me interessa l’aspetto della produzione di idrogeno da rinnovabili, che a livello ambientale è sicuramente positiva e garantisce un ritorno perché c’è tutta una tecnologia legata allo sviluppo dell’idrogeno. Nella Cittadella della Ricerca, con il Centro per la decarbonizzazione le grandi aziende potranno sviluppare progetti legati al tema dell’idrogeno. Il futuro di Brindisi è polisettoriale: svoltare verso l’economia verde è fondamentale, ma Brindisi ha tante altre carte da giocarsi per superare la monocultura e reggere meglio ai vari cicli economici”.