Ma che società è quella che ritiene sacrificabili le scuole e non le chiese? Che nicchia davanti all’impennata di dispersione scolastica registrata da marzo ad oggi?
BRINDISI – Tv7, il settimanale di approfondimento confezionato da Rai 1, questa settimana è andato a Napoli, ai Quartieri spagnoli e Sanità.
“È in questi contesti fragili – si legge nella presentazione del servizio che andrà in onda domani sera – che la chiusura delle scuole rischia di far aumentare i dati, già preoccupanti, di abbandono scolastico. A Napoli già prima del Coronavirus la media di ragazzi che non terminavano il percorso scolastico arrivava al 20%. ‘Nella nostra scuola media – dice una dirigente scolastica – il 60% dei ragazzi non è stato rintracciato e non frequenta le lezioni a distanza. Chiameremo gli assistenti sociali, ma l’emergenza ha bisogno di risposte rapide’. Una fascia di età, quella preadolescenziale, che rischia di diventare manovalanza a buon mercato per le tante organizzazioni criminali che operano in città. E così gli insegnanti delle scuole, con l’aiuto di associazioni ed operatori sociali, stanno cercando nuove strategie per tenere i ragazzi impegnati e limitare il danno”.
Questa la presentazione del servizio. Che fa subito pensare al link tra Brindisi e Napoli, certificato dal fatto che nel capoluogo messapico la percentuale di dispersione scolastica, dati di Save The Children alla mano, è più alta che a Napoli e che in tutta Italia (eccetto Caltanissetta), raggiungendo il 26%. Non è un caso che il Comune di Brindisi abbia ottenuto un finanziamento per il progetto “Brindisi commovente”, volto proprio al contrasto della dispersione scolastica e approntato in collaborazione con la Fondazione Quartieri Spagnoli.
Ora, alla luce dell’impennata di abbandoni cerrificata in questi mesi di emergenza, è facile immaginare quali possano essere i danni procurati dalla didattica a distanza (quando è possibile) da marzo ad oggi. E chissà per quanto ancora sarà così.
Parliamo di età dell’infanzia e preadolescenziale, le fasi della vita formativa ed educativa più importanti. E parliamo anche di famiglie che hanno necessità che i loro figli usufruiscano della mensa, che abbiano un luogo dove stare. Non è davvero comprensibile allora la leggerezza con la quale si mette in conto che larghe fasce di ragazzi possano perdere di fatto un anno di scuola o che migliaia di famiglie debbano scegliere tra il lavoro ed i figli. Non esistono solo i riduzionisti del virus, a quanto pare…
Ma che società è quella che ritiene sacrificabili le scuole e non le chiese?