La Cgil contro Emiliano: “Pezza peggio del buco: senza banda larga impossibile la didattica promiscua”
BRINDISI – Quando si dice “peggio la pezza del buco”. L’ordinanza 413 del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che di fatto trasforma la scuola statale del primo ciclo di istruzione in un servizio a domanda individuale per la fruizione nella modalità della didattica in presenza o a distanza, rappresenta un gravissimo precedente che distorce alcuni dei capisaldi della nostra Costituzione.
Diritto all’istruzione e diritto alla salute, con le decisioni assunte unilateralmente da Emiliano e dai suoi collaboratori, vengono piegati a favore del caos che regna a Bari e messi l’uno contro l’altro, generando una gravissima contrapposizione secondo la quale “nessuno potrà essere obbligato ad andare a scuola in presenza” e “tutti avranno diritto a richiedere la didattica a distanza per tutelare la propria salute”. Tradotto, secondo l’ordinanza regionale, la tutela della salute si esercita non migliorando l’efficienza del sistema dei trasporti scolastici e le performance del sistema sanitario regionale, ma semplicemente eliminando l’obbligo della presenza scolastica nella scuola dell’obbligo.
O rimani a casa e tuteli te e la tua salute, o vai a scuola per istruirti, ma a tuo rischio e pericolo: un dilemma inaccettabile per gli studenti, per i loro genitori e per i lavoratori della scuola che non meritano di essere trattati in questo modo, abbandonati da un lato e “iper-responsabilizzati” dall’altro, rispetto a questioni per le quali già assistiamo quotidianamente al duro scontro istituzionale tra Stato e Regione e per le quali si sente la necessità di una vicinanza e di una coesione che, ora come ora, sono solo un lontano miraggio.
C’è bisogno di assumere decisioni ferme e ponderate, basate su valutazioni scientifiche e ragionate, avvalorate dai numeri che, evidentemente, sono in mano alla Regione e a nessun altro: come si può pensare di delegare alle famiglie la valutazione del rischio derivante dalla scelta di mandare i propri figli a scuola o di farli restare a casa, dove e quando possibile, utilizzando la Dad?
In questo modo si sdogana, colpevolmente, un sistema di prevenzione basato sulla percezione personale del rischio e non sulle evidenze scientifiche: un pericolo grandissimo per l’intera società.
A queste considerazioni, andrebbero aggiunte quelle relative al personale in servizio nelle scuole: come può un insegnante garantire sia la didattica in presenza che quella a distanza? Come si pensa di articolare questo sistema che, già in nuce, appare estremamente fragile e farraginoso? Perché, per lanciare una provocazione, gli studenti e le loro famiglie sono lasciati liberi nella scelta di recarsi o meno a scuola e i lavoratori, invece, no? La tutela della loro salute è meno importante?
In realtà, queste domande sono superflue, perché la Dad, in provincia di Brindisi, come nel resto della Puglia, è una via poco praticabile, viste le condizioni pietose di molte scuole che ad essa dovrebbero ricorrere. Gli allarmi che la FLC e la CGIL hanno lanciato negli anni sulle gravi carenze logistiche e strutturali degli istituti scolastici della provincia di Brindisi sono sempre state integrate con gli allarmi sulle deficienze tecnologiche patite dalle scuole, di ogni ordine e grado: già molto prima del Covid-19, la Cgil stigmatizzava l’arretratezza delle dotazioni tecnologiche della maggior parte degli edifici, la mancanza di quegli strumenti senza i quali, al giorno d’oggi, non è possibile offrire ai ragazzi un’istruzione all’altezza del livello che la società richiede. Non si può pensare di imporre o neanche, come capita in Puglia grazie all’ordinanza di Emiliano, di suggerire la Dad se più della metà degli istituti non può contare sulla banda larga e su tutto quel set di strumenti tecnologici necessari all’insegnamento in remoto. Non lo dice, solo, la Cgil: è stata proprio la Regione a commissionare all’Agenzia regionale per la tecnologia e l’innovazione un’indagine sulla connettività delle scuole pugliesi, dalla quale è risultato che ben il 68% degli edifici scolastici non dispone della banda larga.
Ragionando tecnicamente e al netto di ogni speculazione, com’è possibile implementare la “didattica promiscua”, quella che prevede una quota di studenti in presenza e l’altra a distanza, se l’insegnante che deve collegarsi dall’aula non può usufruire neanche della banda larga?
Si ha bisogno anche di finanziamenti straordinari specifici non solo per migliorare la connettività e le strumentazioni delle istituzioni scolastiche, ma anche per rafforzare il sistema sanitario e quello dei trasporti senza cui difficilmente possono intravedersi soluzioni fattibili.
Sono, queste, solo alcune considerazioni e un po’ di interrogativi che come Cgil pensiamo ci si debba porre a Bari, possibilmente prima di prendere decisioni che sono la rappresentazione plastica della pezza peggiore del buco.
CGIL BRINDISI Antonio Macchia
FLC CGIL Brindisi Fulvio Rubino