Deposito Edison, le associazioni ambientaliste: “Si segua la normativa”
BRINDISI – Il progetto del deposito di gas che la società Edison intenderebbe costruire a Brindisi è stato ipotizzato nella radice di costa Morena, scelta che collide con gli investimenti pubblici fatti per collegare quell’area con la rete ferroviaria nazionale e, oltre a ciò, inibisce del tutto la banchina ad altro tipo di traffico mercantile.
Questa localizzazione è stata contestata dagli stessi operatori portuali, dalle istituzioni e associazioni di cittadinanza attiva. Tutto ciò ha dato vita ad una polemica che si sarebbe potuta evitare se solo fossero usati e seguiti gli strumenti normativi a disposizione.
Avevamo già rilevato – attraverso le osservazioni presentate e in alcuni comunicati – come tale progetto fosse privo di qualsiasi analisi ex ante, non solo quella di costi-benefici ma anche di una valutazione della sua compatibilità con l’assetto complessivo del Porto.
La mancanza di un disegno organico sull’assetto del porto, che determini la destinazione delle singole aree in ragione della loro vocazione e della sostenibilità ambientale degli interventi programmati, inficia le scelte relative ai singoli interventi sia sotto il profilo della omessa valutazione della loro compatibilità con le altre attività portuali ma soprattutto per la totale mancanza della valutazione ambientale strategica (VAS), la cui finalità è appunto quella di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e di contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile.
E’ quindi evidente che sono del tutto assenti nel Progetto le valutazioni che dovrebbero attuarsi nell’ambito della Valutazione Ambientale Strategica (VAS), prevista dalla normativa europea (Direttiva 2001/42/CE), e dall’articolo 7 del D.Lgs 152/2006.
Il procedimento di VAS infatti è finalizzato ad integrare considerazioni di natura ambientale nei piani e nei programmi di sviluppo, per migliorare la qualità decisionale complessiva. In particolare l’obiettivo principale della VAS è valutare gli effetti ambientali dei piani o dei programmi, prima della loro approvazione (ex ante), durante ed al termine del loro periodo di validità (in-itinere, ex post). Ciò serve soprattutto a sopperire alle mancanze di altre procedure parziali di valutazione ambientale, introducendo l’esame degli aspetti ambientali già nella fase strategica che precede la progettazione e la realizzazione delle opere. Senza trascurare gli altri obiettivi, normalmente perseguiti dalla VAS, che riguardano il miglioramento delle informazioni fornite alle persone e la promozione della partecipazione pubblica nei processi di pianificazione-programmazione.
Oltre a ciò appare una scelta sostanzialmente elusiva dell’obbligo di sottoporre il progetto a VIA, che si indichi la capacità di stoccaggio dei serbatoi in 19.950 metri cubi, appena 50 mc al di sotto dei 20.000 metri cubi che avrebbero imposto il ricorso alla VIA nazionale.
Se si fossero seguito un percorso partecipato previsto dalle normative vigenti, probabilmente, si sarebbe giunti senza polemiche ad altre conclusioni, come, ad esempio, l’individuazione di un sito diverso, auspicabilmente nella zona industriale o, perché no, nell’area del petrolchimico che dopo i fasti del passato oggi è sotto utilizzata pur essendo fortemente infrastrutturata. Ciò a prescindere dal fatto che qualunque altro sito scelto dovrebbe essere sottoposto a VAS. Lo studio di fattibilità, ad esempio, ha escluso la realizzazione a Brindisi dell’approdo del gasdotto Tap e la sua assenza totale ne ha provocato la localizzazione nell’unico sito prescelto a San foca.
Si segua il normale iter normativo, doveroso per una società di consolidata esperienza e di un ente pubblico.
Le scriventi associazioni ribadiscono, in vista del Consiglio Comunale che il 27.10.2020 discuterà dell’argomento, le ragioni che le vedono contrarie alla localizzazione del deposito a Costa Morena.
Forum Ambiente Salute e Sviluppo
Italia Nostra
Legambiente
WWF