Crisi Dema: i lavoratori chiedono la cassa integrazione pluriennale in attesa che nel 2022-2023 la crisi allenti la morsa
BRINDISI – Degli oltre 200 lavoratori ex Gse, adesso ne lavorano solo poco più di 60. In 15, dal primo ottobre, non lavorano più perché gli è scaduto il contratto e, al netto delle rassicurazioni di Emiliano in campagna elettorale, non gli è stato rinnovato. Eppure nel 2018 la Regione aveva assunto l’impegno di reintegrare al lavoro i 113 lavoratori della Dar parcheggiati fuori dal ciclo lavorativo dopo l’arrivo del gruppo Dema. Allora lavoravano solo i 112 della Dcm, adesso solo la metà di loro.
Da giugno non ricevono più neppure la cassa integrazione, per questo i lavoratori Dema – Dar/Dcm chiedono l’introduzione di una cassa integrazione pluriennale in attesa che nel 2022/2023 possano tornare le grandi commesse.
Domani ci sarà un incontro con il Mise nel quale verrà avanzata la proposta della cassa integrazione pluriennale, mentre il 15 ottobre dovrebbe essere approvato l’emendamento per la rateizzazione del pagamento dovuto all’Inps, che rappresenta un grosso peso per la “nuova” proprietà.
La crisi del settore e il Covid non lasciano speranze di reintegro nel posto di lavoro prima di un paio di anni. Per questo, in attesa di tempi migliori, le centinaia di lavoratori usciti dal ciclo lavorativo chiedono di rimanere attaccati al cordone dell’azienda tramite la cassa integrazione.
Dopo il sit-in in Piazza Santa Teresa, i sindacati, le rsu, il Sindaco e il responsabile della Task Force regionale Leo Caroli hanno svolto un incontro in Prefettura propedeutico al confronto di domani con il Mise.