Più che delle destre, i brindisini dovrebbero avere il terrore di altri 5 anni di Emiliano
BRINDISI – Più che agitare lo spauracchio delle destre per convincere gli elettori grillini al voto disgiunto (anche perché è un’arma piuttosto spuntata dal momento che Emiliano – da abile interprete moderno del trasformismo giolittiano – gode del sostegno dell’ex CasaPound Pippi Mellone ed ha coinvolto nel governo regionale tanti personaggi del centrodestra), bisognerebbe soffermarsi sui 5 anni di governo di Emiliano.
Per Brindisi sono stati anni di mortificazioni e di creazione dei presupposti per uno sfaldamento totale del tessuto economico e sociale cittadino. E fino a poco tempo fa lo pensava anche la sinistra brindisina.
Come si può dimenticare, ad esempio, che su 5,7 miliardi di euro previsti nel Patto per la Puglia, non è stato inserito neppure un progetto di rilievo riguardante Brindisi?
Questo episodio ha costituito il prodromo di una serie di scelte che hanno relegato – come mai prima d’ora – Brindisi ai margini dello sviluppo pugliese.
Mentre il porto di Bari ha continuato a infrastrutturarsi e quello di Taranto ha recuperato i suoi vecchi traffici ed ha posto le condizioni per aggredire anche altri mercati (vedi quello crocieristico e della cantieristica), il porto di Brindisi ha perso ancora più terreno, anche per via di posizioni espresse dagli uffici regionali in contrasto con la realizzazione delle infrastrutture portuali finanziate.
Ed anche rispetto all’aeroporto, la volontà di Emiliano, sollecitato da un assessore regionale allo Sviluppo Economico come il tarantino Borracino che ha lavorato come un matto per far arrivare finanziamenti e investimenti nella sua provincia, è quella di aprire l’aeroporto di Grottaglie ai voli civili, disattendendo il tacito accordo che prevedeva l’investimento di Alenia a Grottaglie invece che a Brindisi in cambio del traffico di voli civili appannaggio esclusivo dell’aeroporto di Brindisi.
Il Presidente della Regione uscente è stato sempre molto attento a non pronunciarsi su questioni delicate come lo sviluppo del porto o la vicenda Eni Versalis, mentre ha sempre ritrovato loquacità quando c’era da trasformare Brindisi in una sorta di vittima sacrificale.
Molti ricorderanno, infatti, il sostegno di Ager – e quindi di Emiliano – al progetto di A2A di realizzare un impianto di trattamento della Forsu così da togliere qualche castagna dal fuoco alla Regione rispetto alla realizzazione di impianti per il trattamento dei rifiuti. Già, perché dopo 5 anni di governo non si vede l’ombra di un solo impianto, né della gara decennale Aro per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, né della riapertura della discarica di Autigno.
Parimenti noto è quanto Emiliano si sia speso affinché la Tap potesse arrivare a Brindisi invece che a San Foca. Infrastruttura, questa, ritenuta da Emiliano fondamentale per dare abbrivio alla decarbonizzazione dell’Ilva di Taranto. Mentre sul processo di decarbonizzazione in corso a Brindisi, che produrrà tanta disoccupazione, al momento Emiliano non ha speso una sola parola. Così come non è intervenuto sulla vicenda dei fondi previsti dal Just Transition Fund, con Brindisi che al momento sarebbe fuori dalla partita.
Insomma, si perde il conto dei bocconi amari che i brindisini hanno dovuto mandare giù, e tra questi soprattutto gli operatori economici, tra i quali un ruolo di rilievo devono assumerlo gli imprenditori agricoli che hanno subito la devastazione dei loro uliveti, anche per colpa di una politica regionale recalcitrante rispetto ai rimedi suggeriti dalla scienza e dall’Unione europea, in onore di una difesa ideologica degli ulivi dalle eradicazioni che ha prodotto un tragico impoverimento economico e identitario delle campagne.
E se anche la cultura e la formazione in questo territorio hanno patito la lontananza della Regione, con la sede universitaria brindisina unica esclusa dal sostegno economico regionale e con un baluardo della cultura come il teatro Verdi snobbato al momento dell’assegnazione dei finanziamenti regionali (con tanto di proteste della fondazione stessa), allora risulta davvero complicato comprendere perché i brindisini dovrebbero temere le destre e non altri 5 anni di Emiliano.