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Il castello della discordia: lunga vita alla Fondazione Verdi, a morte i privati
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Il castello della discordia: lunga vita alla Fondazione Verdi, a morte i privati

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BRINDISI – L’approccio dirigista della sinistra assume la sua massima espressione nell’Amministrazione Rossi. L’idea del Sindaco e del dirigente Angelo Roma, infatti, è quella di affidare la gestione e la valorizzazione dei beni monumentali alla fondazione Nuovo Teatro Verdi, creando di fatto un monopolio che mortifica l’intrapresa di quei pochissimi, coraggiosi privati che hanno creduto e investito nella cultura e scommesso sulla bellezza di Brindisi. Scartiamo chiaro: l’associazione Le Colonne, che gestisce la Palazzina Belvedere, che si è occupata egregiamente della valorizzazione dei beni monumentali durante la fase commissariale, che gestisce il castello di Carovigno e che, da ultimo, si occuperà della valorizzazione del Castello Alfonsino per volontà della Soprintendenza, mentre altrove riscuote consensi e riceve richieste di collaborazione, a Brindisi oramai viene costantemente mortificata.

Già, perché l’ultimo motivo di attrito tra la Soprintendenza e il Comune è legato proprio alla scelta della Soprintendente Piccarreta di affidare la valorizzazione del castello Alfonsino all’Associazione Le Colonne (già rodata ed esperta nel settore) invece che al Comune, che avrebbe poi gestito il castello Alfonsino attraverso la Fondazione Nuovo Teatro Verdi.

A noi, quella di affidare ogni cosa alla Fondazione, pare una forzatura e una pratica di concorrenza con i privati inopportuna e nociva, perché un monopolio, per giunta pubblico, costituisce la morte dell’iniziativa privata, alla base dello sviluppo della società moderna.

Mentre dall’opposizione si è levata la richiesta di chiudere la fondazione Teatro Verdi e risparmiare così 150.000 euro l’anno in un momento di grave crisi per le casse del Comune, l’ente invece rilancia l’attività di salvataggio della Fondazione, provando ad affidarle tutto quello che capita a tiro. Ma è corretto che per salvare una partecipata si contrasti l’iniziativa dei privati (e Dio solo sa quanto Brindisi abbia bisogno di altre Anna Cinti che scommettano e investano su Brindisi)? Noi crediamo di no.