BRINDISI – Sarà impossibile sostituire Banks e Brown, giocatori con caratteristiche tecniche e caratteriali uniche sia per la storia di Brindisi che per quella recente della Serie A.
Certo, Vitucci e Giofrè hanno dimostrato una particolare bravura e attenzione nella ricerca di uomini prima che di giocatori, quindi finché ci saranno loro, vi è la certezza che l’Happy Casa avrà per almeno un’altra stagione un gruppo di ragazzi che sapranno stare bene assieme nello spogliatoio, il che costituisce la base da cui partire per ottenere risultati in un campionato livellato – verso il basso – come quello italiano.
Morto un papa, purtroppo, non se ne fa automaticamente un altro come Brown o Banks, perché hanno rappresentato davvero un unicum per come sono riusciti a inserirsi nel tessuto sociale cittadino, per la dedizione assoluta verso la causa biancazzurra, per la peculiarità delle loro caratteristiche tecnico-tattiche e per l’attaccamento maniacale al loro lavoro. Ecco perché resteranno l’emblema della storia dello sport brindisino ed ecco perché con il loro addio si chiude inevitabilmente un ciclo, la più entusiasmante era del basket locale.
Ed è per queste ragioni che rimane il cruccio di un addio traumatico tra le parti. Se Banks e Martin hanno esternato sui social la loro amarezza per il clima creatosi dopo l’annuncio della partenza dell’ex capitano in direzione Fortitudo, Brown ha affidato il suo rammarico per quanto accaduto a messaggi privati scambiati con i tifosi a lui più vicini in questa esperienza biancazzurra; messaggi che anticipavano la decisione appresa quest’oggi.
Il futuro del basket brindisino, nonostante ciò, resta roseo, e chissà che con la realizzazione della New Arena i tifosi non possano gioire ancora maggiormente rispetto a quanto non lo abbiano già fatto attraverso le gesta di Banks e Brown.