Il Sindaco vede arrivare l’onda dello tsunami occupazionale: prime vittime i lavoratori portuali e di Enel
BRINDISI – Inizia a delinearsi la strada che il Sindaco Rossi intende percorrere fino alla fine del suo mandato. Il Primo cittadino, infatti, ultimamente pare aver rotto gli indugi suggeriti dal politichese e rivestito i panni del “movimentista progressista”. Al centro dell’azione politica della maggioranza sta diventando sempre più preminente, a tratti ingombrante, la tutela dell’ambiente e della salute, a qualsiasi costo. Il compito che spetta al Sindaco assume i contorni dell’impresa titanica: traghettare Brindisi fuori dal modello di sviluppo dell’industria pesante, o meglio, degli idrocarburi. Astrattamente, Rossi dovrebbe godere del massimo supporto delle istituzioni, dato che è l’Europa in primis a indicare questa strada, fornendo agli Stati strumenti e fondi, come ad esempio il Just Transition Fund, per attuare un Green New Deal che oramai non rappresenta più un vezzo da ambientalisti ma una vera e propria rivoluzione economica, guidata prima ancora dal mercato globale.
Facile a dirsi, un incubo a realizzarsi. Per il momento, infatti, l’unica cosa nota è che serviranno miliardi di euro per non far collassare il tessuto economico di una città a monocultura industriale.
Al momento, a preoccupare maggiormente è l’economia portuale, con tante famiglie che presto si ritroveranno senza lavoro e senza una prospettiva, anche per via di uno scontro sanguinoso tra l’ente comunale e quello portuale, che ha prodotto solo dei “no” o dei finti “sì”, e forse la perdita definitiva dell’ultimo treno.
A stretto giro preoccupano le trasformazioni/dismissioni – ormai all’orizzonte – degli impianti delle multinazionali degli idrocarburi. Con una zona industriale stagnante da 20 anni a causa degli alti costi che un investitore dovrebbe affrontare per le caratterizzazioni e le bonifiche, è ancora oscuro dove verranno reimpiegati i lavoratori che non troveranno più posto nelle centrali elettriche, nel petrolchimico, ma anche nel settore aerospaziale, che pare aver esaurito la spinta propulsiva data dal distretto regionale.
Il Sindaco Rossi oggi ha ribadito la sua volontà di superare l’era delle centrali, anche senza passare dal gas qualora Terna dovesse sostenere che le stesse non sono necessarie per la tenuta della linea elettrica. Dove reimpiegare quei lavoratori diretti e indiretti, dunque? Il problema, infatti, si porrà anche se si dovesse provvedere a una transizione energetica graduale, passando per il gas. Rossi ha spiegato come i lavoratori che saranno utilizzati nella centrale a gas di Enel saranno non più di 150. E il resto? E la miriade di imprese della committenza? O meglio, della mono-committenza, la stessa che ha segnato la crisi di tante aziende del comparto aerospaziale che erano dipendenti dalle commesse di Leonardo. E allora, il salto dovrà essere prim’ancora culturale che economico. Un triplo salto mortale carpiato nel vuoto. Almeno finché dal Governo non si sveglieranno e capiranno che sta per scoppiargli in mano la bomba Brindisi, potente in prospettiva e in proporzione quanto quella tarantina.
Per evitare di compiere sempre gli stessi errori, Rossi ha deciso dunque di porre con forza il tema del futuro del petrolchimico. Un futuro che, secondo il ricercatore Enea, entro 5-10 anni vedrà il superamento della chimica di base degli idrocarburi, con conseguenti problemi occupazionali. Se non verrà governata con attenzione e per tempo questa fase storica, infatti, secondo il Sindaco si riproporrà lo schema al quale stiamo assistendo con il phase out dal carbone delle centrali elettriche.
Ecco perché Rossi va supportato nella sua sfida a tutela della salute, ma anche della tenuta del tessuto economico e sociale della città. A condizione che lui e il settore Urbanistica ci dicano quanto prima cosa prevede il piano B.
Andrea Pezzuto