EDITORIALE – I tarallucci e il vino, l’eccesso di generosità di Rossi e il vuoto rappresentativo della sinistra brindisina
BRINDISI – Possiamo dire che la vicenda Eni-Versalis sia finita a tarallucci e vino. Ma vissero tutti felici e contenti? È presto per dirlo.
Da una valutazione a caldo, ci sono tanti elementi che ci inducono a non ritenerci soddisfatti.
Intanto i picchi abnormi di benzene restano agli atti. O meglio, nei nostri polmoni. Sarà pur vero che non sono stati sforati i limiti di legge, ma benzene e toluene sono potenti cancerogeni, e nessuno può affermare con sicumera che non pagheremo sulla nostra pelle lo svantaggio di vivere in una città con concentrazioni di inquinanti nell’aria così elevate.
Ecco perché il Sindaco ha ragione quando dice che questa situazione non è sostenibile. I problemi sorgono però un secondo dopo. Intanto va osservato come il braccio di ferro l’abbia vinto, almeno per il momento, Eni-Versalis: il Sindaco infatti aveva annunciato che avrebbe revocato l’ordinanza solo dopo l’esito della relazione finale di Arpa o comunque a seguito di un’ammissione di responsabilità della multinazionale. Nessuna delle due precondizioni è stata integrata ma il Sindaco ha dovuto egualmente provvedere alla revoca. La motivazione ufficiale è che Rossi si ritiene soddisfatto delle promesse ricevute da Eni-Versalis. In realtà, molto ha influito il fuoco incrociato al centro del quale si è ritrovato stamani il Primo cittadino, allorquando sia i rappresentanti di Governo che della Regione hanno spinto per la revoca della ordinanza. E qui veniamo al tema che ci pare centrale.
Il responsabile del riesame Aia presso il Ministero dell’Ambiente, infatti, ha spiegato al Sindaco che l’ordinanza ha rappresentato lo strumento sbagliato per chiedere migliorie tecnologiche per l’impianto, in quanto la sede preposta per rivendicare ciò è proprio quella ministeriale, ovvero il riesame Aia. Stessa “reprimenda”, nella sostanza, è arrivata dalla sottosegretaria al Mise.
E allora, perché Rossi è stato costretto ad aggrapparsi a un atto amministrativo monocratico come un’ordinanza sindacale per chiedere attenzioni per la città?
Dal vertice di stamani è emerso che le osservazioni sollevate dal Settore Ambiente del Comune di Brindisi in seno al riesame Aia dello stabilimento brindisino non sono state totalmente accolte. Insomma, alla base ci sarebbe un’insoddisfazione dell’Amministrazione comunale rispetto alle richieste avanzate e inevase in sede ministeriale.
E qui veniamo al dunque. Rossi ha sottolineato più volte la necessità di avere interlocutori qualificati. Il vero vulnus della vicenda, andrebbe forse individuato nello scarso peso rappresentativo della sinistra brindisina. Un dato su tutti: nel vertice di stamattina, non c’era un solo rappresentante politico del PD. Insomma, la coalizione giallo-rossa in salsa brindisina, nelle occasioni che contano, fino ad ora si è presentata con tanto giallo e una spruzzatina di rosa.
Dall’esterno la sensazione che si avverte è che il Sindaco abbia pagato un eccesso di generosità, cercando attenzioni e dignità per questo territorio con un atto tanto generoso quanto improvvido (il riferimento è soprattutto alla seconda ordinanza).
Visto che la questione è stata impostata politicamente, non sarebbe stato più lineare chiedere il coinvolgimento e l’appoggio anche dei rappresentanti locali del M5S? Magari proprio attraverso un monotematico che desse mandato ai rappresentanti locali delle forze di governo di attivarsi per chiedere di più per Brindisi. Ma questo doveva necessariamente avvenire prima di assumere decisioni fortemente divisive e impattanti come un’ordinanza di sospensione delle attività del petrolchimico. Una volta che si sceglie di percorrere in solitaria un terreno minato e irrituale, infatti, non ci si può lamentare dell’assenza in Consiglio comunale delle opposizioni, e in particolare del M5S, la cui posizione, in questa vicenda, era particolarmente scomoda essendo forza di Governo.
La pecca della politica di Rossi e della maggioranza è sembrata essere ancora una volta la medesima: una mancanza di condivisione nelle scelte cruciali per lo sviluppo della città e una supponenza politica che mal si attaglia alla risoluzione di problematiche così sentite e complesse. Nessuno può farcela da solo. Soprattutto se al proprio fianco si hanno forze politiche che solo adesso provano a colmare un vuoto rappresentativo atavico. L’imperativo non può che essere “fare massa critica”.
Ci piace pensare, comunque, che questa storia non abbia colpevoli, perlomeno per dolo. Adesso si impari la lezione e si riparta con altro piglio. La città, in fondo, è di tutti, non di chi è chiamato a rappresentarla.
Andrea Pezzuto