A Brindisi i fascistelli portano la camicia rossa e picchiano sulla tastiera
BRINDISI – Sono pochi ma compatti, arroccati nelle loro inscalfibili idee, anzi, nelle loro verità di cui sono depositari. La loro prerogativa è quella di avere un problema per ogni soluzione, contrabbandando le loro turbe per nuovo modello di sviluppo. Essendo in numero sparuto, necessitano di fare branco, o meglio squadrismo, colpendo chiunque non accolga acriticamente il loro verbo con insulti, soprattutto sui social, loro terreno prediletto; sono noti come leoni da tastiera, ma qui vanno di moda le formichine da tastiera.
A chi ci riferiamo? Ad alcuni militanti dell’eterogeneo mondo della sinistra più radicale brindisina, nel quale gravita un cospicuo numero di arroganti, fideisti, ignoranti e portatori sani di cappellate. Nessuno mette in dubbio lo spirito nobile di questi movimenti, che al vertice vedono Brindisi Bene Comune, partito di maggioranza relativa in Consiglio comunale. Ma non bastano le buone intenzioni, soprattutto se non si accompagnano ad onestà intellettuale, senso della democrazia e delle istituzioni: già, perché non si possono confondere le sedi istituzionali con sedi del proprio movimento politico.
Il clima che si respira negli ultimi mesi non è mai stato così teso: è come se la maggioranza di centrosinistra avesse inconsapevolmente dato la stura agli istinti più belluini di questi nuovi barbari, di questi sedicenti attivisti della sinistra radicale che proprio non sanno stare al mondo.
Si assiste così a un confronto politico condito spesso da attacchi alla persona o a dibattiti sui social dove questi “fedayn” usano le tastiere come fossero manganelli, creando un clima infame che avvelena il dibattito. Ma soprattutto che condiziona l’opinione pubblica, con i giornalisti (ma anche sindacalisti, imprenditori, vertici di enti e istituzioni, politici, ecc) non allineati che vengono insultati e messi alla berlina, spesso per partito preso. Gli piacerebbe fosse così facile mettere a tacere chi non la pensa nella stessa maniera… La verità è che questo modo di fare, divisivo e irresponsabile, si sta rivelando il peggiore dei boomerang. Il Sindaco, infatti, che già di per sé tende ad utilizzare toni forti, è probabilmente la vittima principale di tale miope campagna (di antipatia) portata avanti da questo branco di attivisti un po’ fascistelli dentro.
Un modus operandi, tra l’altro, che genera ilarità: la stessa che ne scaturisce quando, dopo aver pubblicato le foto di ingombranti, amianto e materiali di risulta che invadono da mesi la litoranea, ci siamo dovuti sorbire attacchi da parte di qualche militante di Brindisi Bene Comune, evidentemente più preoccupato di metterla in caciara per celare l’incapacità di risolvere i problemi piuttosto che apprezzare la sensibilità verso la tematica e abbracciare la causa ambientalista. Ma a quanto pare non ci sono più gli ambientalisti di una volta. O forse è più giusto rimarcare che a Brindisi, ambientalisti credibili, competenti, che sanno di cosa parlano, ce ne sono sempre stati molto pochi. Gli altri, più che altro giocano a fare gli ambientalisti: come se bastasse qualche “no”. La verità è che bisogna sempre diffidare dalle semplificazioni, figlie dell’incapacità di leggere la complessità della realtà e di tracciare un’idea di sviluppo, di disegnare un futuro alternativo per Brindisi, o semplicemente un futuro.
Tra poco potrebbe non bastare più alzare la voce per coprire il malcontento della maggioranza sempre meno silenziosa dei cittadini. Volendo, si fa ancora in tempo a cambiare registro, mettere da parte i “manganelli” e l’ottusità di chi li brandisce e lavorare per ricomporre le numerose fratture sociali createsi in questi anni.
Se non volete farlo per la città, almeno fatelo per la storia: la stessa che volevate cambiare e che potrebbe confinarvi all’oblio della damnatio memoriae.