Un Governo di jazzisti: musica maestro!
“Se non capisci cos’è, è jazz”. La sinfonia che proviene da questo Governo è jazz puro: una coalizione raccogliticcia nella quale coesistono garantismo e giustizialismo, europeismo e sovranismo, statalismo e liberismo, industrialismo e antindustrialismo. Un caos assoluto, dove a turno stona qualcuno.
Se la bandierina idelogico-elettoralistica ha già procurato “danni” allo Stato nella vicenda della regolarizzazione dei migranti, sia in termini di lotta al caporalato che sanitari che di entrate per lo Stato, adesso è la volta che il giustizialismo intralci la strada all’iniziativa privata.
Nel Decreto Rilancio, infatti, non è prevista la manleva per i direttori di banca, i quali, secondo Calenda, continueranno per tale ragione a tergiversare davanti alla richiesta di prestiti. Inoltre non vengono tutelati i datori di lavoro, che dovranno rispondere penalmente in caso di contagio dei dipendenti.
A fare da contraltare, c’è stata la passerella di mafiosi scarcerati per pericolo di contagio nelle loro celle isolate.
E poi c’è il Mes, dove rigurgiti di sovranismo/antieuropeismo si mescolano al populismo dando vita all’apoteosi dell’incomprensibile. Sia Fassina per Leu che il M5S, infatti, mantengono il punto sull’inopportunità di aderire al Mes. E nulla sembra dissuaderli, nemmeno il fatto che non ci saranno al 100%, come ribadito da tutti fino alla nausea, condizionalità o sorprese di sorta. I 37 miliardi del Mes da spendere per la sanità a tassi stracciati non s’hanno da prendere: l’obiettivo, dicono in coro, è il Recovery Fund! Ma nessuno ancora ha capito perché non si possono raccogliere i soldi sia del Mes che del Recovery Fund.
D’altronde, se non si capisce, è jazz. Musica maestro!