Home Editoriale Sui migranti è morta la politica italiana, ed anche il cervello di Salvini e Meloni
Sui migranti è morta la politica italiana, ed anche il cervello di Salvini e Meloni
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Sui migranti è morta la politica italiana, ed anche il cervello di Salvini e Meloni

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Quanto fa schifo la politica ragionieristica, machiavellica dell’epoca moderna? Il punto più basso si è raggiunto sulla questione della regolarizzazione dei 600.000 migranti. In particolare, lo hanno raggiunto Salvini e la Meloni, che sono riusciti nella mission impossible di scavare oltre il fondo del barile che da tempo avevano già toccato. Accusare la Bellanova di essersi commossa per i braccianti quando bisognerebbe farlo solo per gli italiani, rappresenta un precipitato di razzismo, cinismo, insensibilità verso la storia del Ministro alle Politiche Agricole e verso quella dei nuovi schiavi. Cambia solo il raccolto infatti: prima era il cotone, adesso i pomodori, ma la storia non è cambiata di una virgola.

E allora, dato che immaginiamo che un cuore ce l’abbiano anche Salvini e la Meloni, è più plausibile pensare che queste dichiarazioni siano soltanto il frutto di propaganda elettorale per arringare il 40% di chi si recherà alle urne che, secondo i sondaggi, voterà la coppia di cui sopra. Quel 40% è il chiaro segnale di un Paese che continua ad esprimere un sentiment razzista, egoista e miope. Altro che ne usciremo migliori.

Ma come detto, oltre all’egoismo c’è la miopia della politica in primis, che approvando la regolarizzazione per sei mesi di 200.000 immigrati su un totale di 600.000, lascia lì irrisolti parte dei problemi, con il solo scopo di inseguire la destra. E a furia di inseguire la destra, mentre la sinistra abdicava al proprio ruolo di fare la sinistra rinviando sine die l’approvazione dello Ius Soli e adesso la regolarizzazione dei migranti, l’onda della destra è cresciuta esponenzialmente nel Paese.

Ci ritroveremo così, nei prossimi mesi di emergenza sanitaria, 400.000 fantasmi irregolari che eviteranno di recarsi nei presidi ospedalieri per non incappare in una denuncia. Ciò equivale ad avere 400.000 mine vaganti, 400.000 potenziali untori che sfuggono a ogni radar.

Ma significa anche continuare ad avere 400.000 lavoratori sotto scacco dei caporali, che possono continuare a sfruttare l’irregolarità dei braccianti per soggiogarli. Perpetrando le pratiche del pagamento in nero. Insomma: meno entrate per lo Stato, possibilità per le mafie di nutrirsi ancora attraverso il caporalato.

Ma alla fine, l’importante è che i conti della serva tornino: in fondo, 200.000 braccia servivano per non mandare ulteriormente in malora i raccolti, e 200.000 braccia sono state reperite. Forse, però, la politica è un’altra cosa.

Andrea Pezzuto