BRINDISI – È iniziata una nuova fase, una fase in cui le Regioni saranno chiamate da un lato a gestire il contenimento del virus, dall’altro a programmare la ripartenza economica.
I coordinatori provinciali di Italia Viva scrivono ad Emiliano.
“Finora in Puglia siamo stati accompagnati da una buona dose di fortuna, ma questo non significa che si debba sfidare la sorte: solo qualche giorno fa abbiamo assistito ad una sorta di “retromarcia” da parte del Governatore, il quale sembrava ritornare sui suoi passi, sostenendo per la prima volta l’importanza di uno screening di massa anche e soprattutto nei confronti degli asintomatici”
Nelle ultime ore in Puglia ci sono stati nuovi contagi e purtroppo altri decessi. Alcune province risultano ancora fortemente a rischio, tra tutte la nostra provincia di Brindisi. Ciononostante anche questa settimana la Puglia è ultima per numero di tamponi.
Vero è che manca ancora una strategia concreta e dettagliata che spieghi come affronteremo la fase due dal punto di vista sanitario.
Per questo, con l’ausilio di professionisti del mondo medico, abbiamo elaborato un decalogo da mettere in pratica per gestire e contenere al meglio il diffondersi del virus. Riteniamo indispensabile seguire le indicazioni delle tre T: “Testare, Tracciare, Trattare”. Dunque sorveglianza attiva, capacità di fare tamponi e test, indagini epidemiologiche, tracciatura e monitoraggio costante sul territorio dei cittadini più a rischio.
Questi i punti alla base della strategia:
1) Rafforzare la medicina sul Territorio. Dare la possibilità ai medici di base di diventare “sentinelle” e di poter prescrivere autonomamente tamponi per i propri pazienti con sintomi sospetti, e attivare la quarantena domiciliare. Questo ridurrebbe anche i tempi dei risultati e permetterebbe di isolare subito i nuovi casi scongiurando possibili focolai.
2) consentire ai singoli comuni di organizzare autonomamente, in aggiunta rispetto alla attività espletata dalla ASL, sempre nel pieno rispetto della privacy, iniziative di screening con condivisione degli esiti con la ASL.
3) Implementare, in particolare dove più necessario, le Unità Speciali di assistenza Territoriale Regionali (USCAR) e aziendali (USCA);
4) Aumentare il numero di tamponi soprattutto nelle strutture ospedaliere, nelle RSA ed RSSA, e nelle realtà a rischio, contemporaneamente accelerare i tempi per effettuarli e per avere i risultati.
5) Fare ricorso, come fatto da tempo in molte regioni, a test sierologici. In associazione con i tamponi; sono gli unici mezzi che abbiamo per valutare la diffusione del virus e raccogliere dati epidemiologici.
6) Dare ai cittadini la possibilità di sottoporsi ai test autonomamente, posto che molti laboratori sul territorio si stanno organizzando per fare test sierologici disponendo l’obbligo informativo, a carico della struttura e previa acquisizione del consenso informato, in favore dei medici di base;
7) Mettere immediatamente in sicurezza le categorie ad alto rischio tramite monitoraggio continuo: i medici di base, gli odontoiatri, i pediatri di libera scelta inizialmente, e poi tutti i medici che esercitano la libera professione nelle diverse aree disciplinari più esposte. Questa sorveglianza attiva dovrà avvenire tramite controlli periodici con test scientificamente validati e tamponi.
8) Non abbassare la guardia negli ospedali, prevedendo e organizzando una divisione programmata, ed in sicurezza, degli ospedali Covid dai NON Covid per tornare ad assicurare la “normalità” nelle cure sanitarie su tutto il territorio regionale, puntando sull’integrazione degli organici là dove necessario.
9) Attuare da subito una campagna di sensibilizzazione e informazione a favore delle applicazioni informatiche utili per monitorare i contagi e i contagiati; Favorire l’utilizzo in tempi brevi e su larga scala.
10) Puntare sullo sviluppo della telemedicina, grazie alla quale la distanza non rappresenta un ostacolo ma un’opportunità in più per utilizzare il tempo in modo più efficiente.
“Finora in Puglia siamo stati accompagnati da una buona dose di fortuna, ma questo non significa che si debba sfidare la sorte: solo qualche giorno fa abbiamo assistito ad una sorta di “retromarcia” da parte del Governatore, il quale sembrava ritornare sui suoi passi, sostenendo per la prima volta l’importanza di uno screening di massa anche e soprattutto nei confronti degli asintomatici”
Nelle ultime ore in Puglia ci sono stati nuovi contagi e purtroppo altri decessi. Alcune province risultano ancora fortemente a rischio, tra tutte la nostra provincia di Brindisi. Ciononostante anche questa settimana la Puglia è ultima per numero di tamponi.
Vero è che manca ancora una strategia concreta e dettagliata che spieghi come affronteremo la fase due dal punto di vista sanitario.
Per questo, con l’ausilio di professionisti del mondo medico, abbiamo elaborato un decalogo da mettere in pratica per gestire e contenere al meglio il diffondersi del virus. Riteniamo indispensabile seguire le indicazioni delle tre T: “Testare, Tracciare, Trattare”. Dunque sorveglianza attiva, capacità di fare tamponi e test, indagini epidemiologiche, tracciatura e monitoraggio costante sul territorio dei cittadini più a rischio.
Questi i punti alla base della strategia:
1) Rafforzare la medicina sul Territorio. Dare la possibilità ai medici di base di diventare “sentinelle” e di poter prescrivere autonomamente tamponi per i propri pazienti con sintomi sospetti, e attivare la quarantena domiciliare. Questo ridurrebbe anche i tempi dei risultati e permetterebbe di isolare subito i nuovi casi scongiurando possibili focolai.
2) consentire ai singoli comuni di organizzare autonomamente, in aggiunta rispetto alla attività espletata dalla ASL, sempre nel pieno rispetto della privacy, iniziative di screening con condivisione degli esiti con la ASL.
3) Implementare, in particolare dove più necessario, le Unità Speciali di assistenza Territoriale Regionali (USCAR) e aziendali (USCA);
4) Aumentare il numero di tamponi soprattutto nelle strutture ospedaliere, nelle RSA ed RSSA, e nelle realtà a rischio, contemporaneamente accelerare i tempi per effettuarli e per avere i risultati.
5) Fare ricorso, come fatto da tempo in molte regioni, a test sierologici. In associazione con i tamponi; sono gli unici mezzi che abbiamo per valutare la diffusione del virus e raccogliere dati epidemiologici.
6) Dare ai cittadini la possibilità di sottoporsi ai test autonomamente, posto che molti laboratori sul territorio si stanno organizzando per fare test sierologici disponendo l’obbligo informativo, a carico della struttura e previa acquisizione del consenso informato, in favore dei medici di base;
7) Mettere immediatamente in sicurezza le categorie ad alto rischio tramite monitoraggio continuo: i medici di base, gli odontoiatri, i pediatri di libera scelta inizialmente, e poi tutti i medici che esercitano la libera professione nelle diverse aree disciplinari più esposte. Questa sorveglianza attiva dovrà avvenire tramite controlli periodici con test scientificamente validati e tamponi.
8) Non abbassare la guardia negli ospedali, prevedendo e organizzando una divisione programmata, ed in sicurezza, degli ospedali Covid dai NON Covid per tornare ad assicurare la “normalità” nelle cure sanitarie su tutto il territorio regionale, puntando sull’integrazione degli organici là dove necessario.
9) Attuare da subito una campagna di sensibilizzazione e informazione a favore delle applicazioni informatiche utili per monitorare i contagi e i contagiati; Favorire l’utilizzo in tempi brevi e su larga scala.
10) Puntare sullo sviluppo della telemedicina, grazie alla quale la distanza non rappresenta un ostacolo ma un’opportunità in più per utilizzare il tempo in modo più efficiente.
Ci attendiamo che alle parole seguano ora azioni concrete, che sanciscano un netto cambio di passo.
Italia Viva
Tiziana Palmisano
Alessio Carbonella
Alessio Carbonella