In Neurochirurgia contagiati 10 operatori sanitari, critica anche la situazione in Terapia Intensiva. Ecco cosa è accaduto
BRINDISI – Non se ne esce più. Al Perrino di Brindisi, infatti, sono 10 gli operatori sanitari di Neurochirurgia risultati positivi: 3 medici, 5 infermieri e 2 ausiliari. Adesso i medici a disposizione sono soltanto 6, e 3 di questi attendono l’esito dei tamponi. Insomma, il rischio che il reparto di Neurochirurgia possa chiudere è concreto. Ma problemi di contagio e organico sono presenti anche in Terapia intensiva, dove sarebbero 4 gli operatori sanitari contagiati. Com’è accaduto tutto ciò?
L’11 aprile è giunta al Perrino una paziente di Francavilla colpita da emorragia cerebrale. Pertanto è dovuta passare da radiologia, poi da neurochirurgia e infine, dopo l’intervento d’urgenza, in terapia intensiva, nell’ala no-Covid. Già, perché la paziente era asintomatica e non è stata sottoposta a tampone al suo arrivo in ospedale. Ciò perché, come noto, sono stati vietati gli screening “indiscriminati”.
Dopo il 15 aprile la paziente avrebbe dovuto essere trasferita in un centro per la fase riabilitativa. Il San Raffaele di Ceglie, però, è indisponibile per la diffusione del contagio tra gli operatori avvenuta nelle scorse settimane. Così, una clinica del tarantino ha deciso di accogliere la paziente, richiedendo però preliminarmente che fosse effettuato un tampone. Tale operazione è stata effettuata dal personale dell’ASL presso il Perrino solo giorno 20 e 21. Ebbene, l’esito è risultato positivo; tra l’altro è arrivato prima l’esito del tampone del 21 che quello del 20.
Se il tampone fosse stato effettuato l’11, giorno dell’arrivo al Perrino della paziente, il risultato si sarebbe avuto già il giorno seguente e tutto quello che è accaduto, forse, si sarebbe potuto evitare.
Infatti, va sottolineato come in reparti no-Covid i Dpi siano meno efficaci rispetto a quelli presenti nei reparti Covid: questo aspetto, così come la necessità di assistere la paziente anche nelle operazioni di igiene personale, ha contribuito al contagio del personale di Neurochirurgia e Terapia Intensiva. Con il rischio, per giunta, che la paziente possa adire le vie legali per chiedere i danni morali per il contagio, essendo difficile stabilire se il contagio sia avvenuto precedentemente al ricovero o in ospedale.
Come procedere adesso? Il buon senso vorrebbe che si utilizzassero i nuovi moduli di terapia intensiva, così come annunciato dagli addetti ai lavori e come richiesto dalla Cgil. La verità, però, è che quei 28 posti letto sono al momento disponibili solo sulla carta, mancando ancora personale e attrezzature.
Andrea Pezzuto