EDITORIALE – Paese spaccato tra chi ha il culo parato e gli invisibili: serve una nuova costituente per rigirare lo Stivale come un calzino
“Non usciremo mai dalla trincea delle nostre case, se non ce la faremo ad uscire dalla prigione delle nostre paure” scrive Pierluigi Battista sul Corriere della Sera. E per affrontarle nel modo più sicuro possibile, incominciando a tornare a una pseudo normalità, il prof. Burioni ha chiarito che servono tamponi, mascherine e app per tracciare i cellulari. La sfida è quella di farsi trovare pronti per il 4 maggio, quando il Paese dovrà necessariamente ripartire. Ma in realtà, sia per la gravità della situazione economica che per il contenimento dell’emergenza sanitaria rispetto a regioni come la Lombardia, il Mezzogiorno avrebbe l’esigenza di ripartire anche prima.
È la prima sfida che attende il governo nel lungo e minato percorso verso la risalita.
Il sentiment degli italiani è diviso tra chi ha fretta di ripartire e chi invece vorrebbe uscire da casa soltanto in condizioni di “rischio zero” o minimo, condizione che, finché non arriverà il vaccino, sarà pressoché impossibile raggiungere. Tendenzialmente quest’ultima categoria è composta dai cosiddetti dotati di buon senso, ma un’altra chiave di lettura potrebbe essere che questa fetta di popolazione è quella che ha il culo parato, dato che prende il suo stipendio qualsiasi cosa succeda. Chi invece si trova con la melma al collo, si fa guidare dal proprio istinto di sopravvivenza, che è sollecitato maggiormente dalla condizione di disagio piuttosto che dalla paura di contrarre il Coronavirus e rimanerci secco. Già, perché in questa storiaccia le vittime sono molteplici, e l’esercito che trasporta le bare lungo le strade del bergamasco è solo uno spaccato, molto piccolo, della realtà composita del Paese. E di questa realtà composita fanno parte anche, ad esempio, i lavoratori autonomi occasionali, che stanno a casa senza percepire nulla. Nulla. E che se non vivono da soli ma con mamma e papà, perché non hanno la possibilità di sostenersi autonomamente, non percepiscono nemmeno il reddito di cittadinanza. E allora, hai voglia a dire a questa fetta di popolazione – perlopiù composta da giovani – di rimanere a casa sine die, mentre il governo procede a tentoni, rallentato in ogni operazione dai nodi che tutti assieme stanno emergendo. Nodi di un modello malato di società, che andrà ripensato, se non rigirato come un calzino.
Qualcuno vede in questa crisi un’opportunità. Modo bizzarro di vedere le cose, dato che dalla crisi finanziaria del 2008 non ci siamo mai più ripresi, e probabilmente anche in questo caso ci metteremo anni per tornare al livello ante-coronavirus, che già rappresentava un livello pessimo di condizioni di vita.
E allora, per cambiare rotta, in un momento di confusione dove nessun comandante ha la cartina dettagliata in mano, è forse necessario allargare più che mai il campo delle visioni, delle idee, dei contributi. Perché nessuno è depositario della verità, e in questo frangente storico in particolar modo. E allora diventa davvero controproducente il clima di intolleranza che si respira lungo lo Stivale, un clima da caccia alle streghe verso chiunque si discosti dal pensiero unico, rassicurante, della massa. Ma in un momento come questo, portare il cervello all’ammasso non è quello che serve. D’altronde, dopo la Seconda Guerra Mondiale, alla redazione della Costituzione parteciparono tutti, ognuno portando in dote le proprie sensibilità. Ecco allora che diventerà fondamentale per chi è al governo valutare attentamente le istanze di tutti, con un occhio particolare per chi propone idee per un Paese liberato dalla morsa della burocrazia come la conosciamo. Perché ci sarà bisogno di correre, e anche di correre qualche rischio. Una nazione con meno burocrazia non coincide necessariamente con una nazione che professa il tana libera tutti a favore dell’infiltrazione delle mafie. Tutt’altro. Anche perché l’attuale sistema è la prova che più burocrazia ha significato più corruzione e più malavita. Ed anche perché, se non si creeranno le condizioni per una ripartenza sprint delle attività produttive e delle opere pubbliche, le mafie banchetteranno sui resti degli imprenditori onesti di questo Paese morti per asfissia. Un’altra asfissia.
Andrea Pezzuto