BRINDISI – La scrivente Organizzazione Sindacale, con la presente, denuncia alle competenti Autorità la assoluta inappropriatezza ed inefficienza della Direzione ASL Brindisi rispetto alla Emergenza da Covid 19.
Innanzitutto si reitera quanto già rilevato con missiva del 20 marzo 2020 circa la mancata tutela della salute e sicurezza del lavoro del rischio infettivo in ambito aziendale.
Si denuncia la Direzione Generale per la mancata osservanza delle più elementari conoscenze scientifiche atte a scongiurare o quantomeno limitare il pericolo di contagio dei lavoratori e dei pazienti accolti nelle strutture Sanitarie Ospedaliere.
Si denuncia:
1. la fornitura di DPI non a norma secondo le certificazioni europee e le tabella INAIL che prevedono DPI di Tipo III (EN 14126 e EN13688 per quanto riguarda la protezione del corpo) laddove invece codesta amministrazione si ostina a distribuire DPI inadatti al rischio biologico;
2. l’estremo e pericoloso ritardo con cui, solo in data 30 Marzo, ha ottemperato a quanto stabilito dal Dipartimento per la promozione della Salute con la nota prot. AOO 5 /11-03-2020 – 2002 in cui vengono indicate le misure per la Prevenzione e Gestione dell’emergenza Epidemiologica da Covid 19 ed in particolare a quella che prevede la istituzione ed attivazione da parte delle Direzioni Generali delle AASSLL di tavoli di crisi permanenti coinvolgendo t utte le sigle sindacali rappresentative a livello Aziendale;
3. l’incongruitàdelle scelte organizzative dei servizi ospedalieri e territoriali rispetto alla Circolare del Ministero della Salute del 25 marzo 2020 che ha previsto la individuazione di strutture da dedicare esclusivamente alla gestione dei pazienti Covid:
Considerato che la COVID-19 è una sola patologia da qualunque prospettiva la si guardi, sarebbe logico aspettarsi un’unica modalità di agire, ma, invece, nell’ASL BR, la mancanza di una organizzazione strutturata, di protocolli condivisi crea confusione gestionale ed iniziative personali esponendo oltre ogni misura accettabile entrambi gli attori (sanitari e pazienti) ad un inutile aumento dei rischi per la Salute (bene tutelato dalla Costituzione).
Invece di tutelare la Salute degli operatori sanitari che stanno vivendo, ormai da alcune settimane, ore drammatiche, si è scelta probabilmente la strategia di “sottovalutare” il problema del rischio di contagio degli stessi, nonostante, a maggior aggravio, si stiano già vivendo situazioni drammatiche nelle U.O.C. di Pneumologia e Chirurgia Generale di Brindisi!
Partendo dalle questioni dell’emergenza del territorio questa OS rileva che, non essendo stata attuata una netta separazione dei percorsi assistenziali del 118 dedicati esclusivamente ai pazienti COVID19 da quelli dedicati prioritariamente, ma non esclusivamente, alla normale attività della rete dell’emergenza territoriale, quotidianamente il personale 118 ed i pazienti in attesa di triage sono costretti a estenuanti e pericolosissime attese nelle ambulanze 118 (o in tenda) nell’area antistante il Pronto Soccorso, senza il rispetto delle più elementari norme di sicurezza!
Attesa che tra l’altro rischia di compromettere una tempestiva risposta ad eventuali ulteriori emergenze territoriali! Se a questa carenza organizzativa, si aggiunge che il Direttore SEU 118 ha emanato in data 10 marzo, un ordine di servizio in cui dispone una serie di prescrizioni circa i DPI e la sanificazione delle ambulanze, in modo confuso in quanto non specifica dettagli operativi (ad esempio, quanto tempo deve durare la sanificazione dell’ambulanza? In quale ambiente deve avvenire la procedura di vestizione e svestizione?) ed in palese violazione sia di quella che è la conoscenza attuale rispetto alla durata e alla sicurezza dei DPI sia di quelle che sono le disposizioni ministeriali vigenti –riferendosi a circolari del 2009 e 2012– , “i filtranti facciali FFP2/FFP3 vanno sostituiti dopo almeno 8 ore di servizio continuativo, quindi anche oltre il singolo turno di servizio 118”, ecco che l’incertezza e l’insicurezza diventano norma pur essendo patologia del lavoro.
Considerando l’assistenza ospedaliera, l’ASL Brindisi ha scelto di individuare come Presidio Ospedaliero Covid il Perrino, ma nello stesso stabilimento accedono e sono curati anche pazienti non Covid con grave rischio di contagio in quanto la direzione strategica, nonostante questa OS l’abbia più volte sollecitata a partire dalla nota del 2 marzo, non ha mai predisposto una netta separazione delle strutture che accolgono le due tipologie di pazienti, limitandosi a riassegnare i posti letto di alcuni reparti chirurgici ai pazienti COVID-19 o in attesa di referto, in carico alla OBI “allargata”, poi Medicina Interna, senza mai individuare specifici percorsi, ascensori, sale operatorie e personale sanitario dedicati a tali pazienti: ad esempio, omettendo di reclutare, a supporto dei medici internisti e di MECAU (Medicina e Chirurgia Accettazione e Urgenza), un congruo numero di medici con le competenze adeguate a trattare patologie respiratorie di tale gravità (come consentito e disposto da almeno un paio di DPCM), la Direzione ASLBR ha determinato l’ancora più grave situazione dei Sanitari dei Pronto Soccorso che, durante l’orario di servizio, sono “costretti” a prendere in carico sia pazienti sospetti COVID che non COVID. Tale mala organizzazione sanitaria induce un insopportabile malessere organizzativo ed espone gli operatori a forte stress lavorativo (con grave aumento del rischio di errori!) e possibile contagio, non solo degli operatori, ma anche dei pazienti non COVID.
La “promiscuità” di pazienti e personale e percorsi indotta all’interno del Presidio Ospedaliero Perrino di Brindisi, dall’arrogante indifferenza nei confronti dei suggerimenti dati a codesta amministrazione da più parti, ha già prodotto inevitabilmente “danni” di salute agli operatori e, conseguentemente, la paventata riduzione della risposta alla domanda di salute: sono già numerosi i Sanitari risultati positivi al SARS-COV-2! Con sgomento questa OS legge la disposizione dell’isolamento domiciliare a tutto il personale della Pneumologia del Perrino: a quegli operatori sanitari, ora divenuti pazienti per le inadempienze organizzative procedurali tecniche strutturale più volte segnalate a chi legge, questa OS esprime tutta la sua solidarietà, stima e ringraziamento per il lavoro svolto finora. Con sgomento e preoccupazione, sia per la tutela della salute pubblica e sia per il conseguente aggravio del carico lavorativo sul personale di altri reparti già in forte carenza di organico, la CGIL Brindisi apprende della contestuale chiusura del suddetto reparto brindisino e del conseguente trasferimento dei pazienti in carico a tale reparto. Con i medesimi sentimenti la scrivente OS denuncia il concreto rischio che stessa sorte possa toccare alla Chirurgia Generale del presidio brindisino, e chissà a quali altri reparti?
D’altra parte la CGIL Brindisi aveva già chiesto, per fronteggiare tale grave e prevedibile assenza di personale sanitario risultato infetto, una sorveglianza costante del personale sanitario a contatto con i pazienti COVID-19, ma, invece, in modo contraddittorio e confuso, ancora una volta, la DMPO Perrino ha, con nota protocollo nr 25289 del 31 marzo 2020, paradossalmente, disposto che “i tamponi sul personale dipendente non debbano essere più effettuati” pur essendosi, in premessa, riferita alla nota prot. n° 24355 del 26 marzo che, invece, regolamentava in modo stringente la “procedura per la diagnosi e la gestione dei casi di COVID-19 in ambiente assistenziale”: una procedura, tra l’altro, che individua come contatto stretto, in modo stranamente limitante, solo uno specifico caso tra i vari esemplificati dal protocollo Gatti-Peluso autorizzato il 23 Marzo ed inoltrato con nota prot. n° 23834 il 24 Marzo.
Ritornando all’assistenza territoriale, la CGIL Brindisi non può che denunciare con forza una serie di omissioni ed incongruenze pericolosissime.
La Direzione non ha fornito alcun documento di recepimento né tantomeno di organizzazione della gestione del paziente nel territorio!
Non è stato prodotto alcun documento che indichi la gestione da parte del Dipartimento di Igiene e Sanità Pubblica dei pazienti sottoposti a tampone, risultati positivi e che non necessitano di ospedalizzazione.
Non è stata data alcuna organizzazione strutturale assistenziale dei pazienti presso i PTA!
Viceversa, con lettera prot. n° 23794 del 24 Marzo e nota prot. n° 24110 del 25 Marzo, la direzione strategica ha attivato le USCA in modo del tutto irricevibile in quanto in violazione dell’ACN e in quanto mai deliberate dagli organi competenti e mai discusse con le OOSS.
In modo del tutto “Autoritario”, senza alcun confronto con i destinatari, né tantomeno con le Organizzazioni Sindacali, il Direttore del DSS Mesagne ha impropriamente impartito un ordine di servizio (a meno di 24 ore dall’inizio dello stesso) ai Medici di Continuità Assistenziale del Distretto SS4 (Mesagne) che non sono soggetti a tali ordini di servizio poiché in convenzione e non già in rapporto di dipendenza e che non possono essere assegnati a compiti assistenziali di tipo ospedaliero quali sono quelli di assistenza ai “post COVID19”. Naturalmente, sebbene, la scrivente OS comprenda e solleciti un’organizzazione della degenza successiva alla guarigione da COVID19, contemporaneamente non può non stigmatizzare che il trasferimento dei pazienti è avvenuto senza la pubblicazione di protocolli o linee guida organizzative e che non è dato sapere quale personale abbia effettuato materialmente il trasferimento e con quali DPI!
In caso di mancato idoneo e immediato riscontro a quanto evidenziato, la scrivente Organizzazione Sindacale farà ricorso a tutte le azioni Giuridiche atte a salvaguardare la salute sia degli operatori Sanitari che dei cittadini.
Il Segretario Generale CGIL Antonio Macchia
Il Segretario Generale FP CGIL Pancrazio Tedesco