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L’Ora della psicologa – Coronavirus, quando la paura ci condiziona eccessivamente
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L’Ora della psicologa – Coronavirus, quando la paura ci condiziona eccessivamente

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Mentre scrivo questo articolo sono in viaggio in un treno per Firenze: una parte dei passeggeri indossa una mascherina e usa compulsivamente l’amuchina. A ciò, va aggiunto che ogni 10 minuti una voce elettronica informa circa le buone regole per fronteggiare i virus stagionali e ovviamente lui, il Coronavirus.
Se anche voi che leggete siete spaventati dal Coronavirus, cercheremo di fornirvi una cassetta degli strumenti per comprendere se il vostro stato emotivo è adeguato o meno rispetto alla realtà dei fatti.
Ad oggi il 10% della popolazione viene colpita dall’influenza stagionale: secondo l’ISS muore per tale causa un ammalato su mille. In Italia si raggiunge il numero di 400 vittime dell’influenza all’anno, che possono arrivare a 5.000-10.000 a causa di complicanze indirette. Si può dire, quindi, che in Italia muoiono circa 200 persone al giorno, direttamente o indirettamente, a causa dell’influenza.
Al momento, invece, il tasso di letalità del Coronavirus si attesta a circa l’1,5%: dato, questo, che dovrebbe ricondurre le nostre paure ad una auspicabile razionalità.
La psicosi collettiva e la paura che si stanno scatenando in questi giorni appaiono dunque eccessive. Seppure, infatti, la paura è un’emozione di base la cui presenza è adattiva per la nostra sopravvivenza, bisogna considerare il fatto che, in alcuni casi come quello della paura del Coronavirus, essa deriva dalla percezione della minaccia e dalla valutazione del rischio che viene fatta dall’individuo. Certo, sentirne parlare in televisione e su internet 24 ore al giorno in maniera peraltro molto pessimistica non fa altro che accrescere l’ansia di ognuno. Sapere inoltre di non poter avere personalmente il controllo sulla situazione minacciosa accresce esponenzialmente la paura; paradossalmente si teme molto meno un incidente in auto poiché si ritiene di avere la facoltà di poterlo evitare piuttosto che essere infettati da un virus invisibile che, come abbiamo già detto, provoca sicuramente molte meno morti. Anche il fatto che non ci sia ancora un vaccino a proteggerci può rappresentare sicuramente fonte di ansia e paura. Ma nonostante la mortalità rispetto ad una banale influenza sia superiore, il fatto che quasi 99 persone su 100 riescano a guarire è il termometro che il nostro organismo può comunque essere in grado di affrontare il virus e sconfiggerlo. Inoltre, ad oggi, secondo i dati emersi, il numero di persone contagiate è davvero minimo rispetto alla popolazione mondiale. È molto importante soffermarsi su questi dati, su cui poco tendiamo a porre l’attenzione perché maggiormente attratti da quelli più catastrofici che alimentano la psicosi. Dobbiamo abbattere la falsa credenza che questo virus, se contratto, ci porterà alla morte. Insomma, una certa dose di paura è fisiologica, molto meno fisiologico è farsi schiacciare dalla stessa.

Viviana Guadalupi